51° DIALOGO SOCIALE SEBC: LE BEST PRACTICES E LE MALPRACTICES DELLA BCE
Primo incontro con Christine Lagarde. Gli interventi della BCE per garantire la salute e sicurezza del personale sono stati nettamente migliori rispetto a quelli della Banca d’Italia. In BCE il telelavoro è garantito per tutti fino al 31 maggio e sono stati concessi bonus, giornate di ferie aggiuntive e fondi a supporto di chi fa smart working.

Il nostro delegato Raoul Barone ha presentato, nel corso del meeting, uno studio sull’impatto del Covid-19 nelle Banche Centrali. Inaccettabile imposizione, da parte della BCE, della revisione del Codice etico nelle Banche Centrali, con criteri che di fatto limiterebbero pericolosamente la libertà individuale dei colleghi.  
Il 25 novembre scorso si è tenuto, via Webex, il 51° Dialogo Sociale SEBC, presenziato per la prima volta da Christine Lagarde.   All’incontro hanno partecipato non solo i rappresentanti delle confederazioni europee, ma, per la prima volta, su richiesta dello SCECBU, i rappresentanti della Conferenza delle risorse umane (HRC), tra cui quelli della Banca d’Italia.  

IL DIBATTITO CON CHRISTINE LAGARDE  

La Presidente della BCE, nel suo discorso introduttivo, ha preliminarmente espresso un sincero ringraziamento verso tutte le colleghe e i colleghi che hanno consentito al SEBC di funzionare in maniera egregia, grazie alla loro dedizione.   Christine Lagarde si è poi soffermata sulla crisi in atto, in particolare sulle problematiche che investono il mondo del lavoro, declinando i vari settori in cui la pandemia ha provocato effetti devastanti e menzionando gli effetti negativi per le donne e per i giovani, che sono particolarmente colpiti dalla crisi, specie quella occupazionale.   La BCE, a suo dire, ha fatto e continuerà a fare la sua parte; è stato importante trovare una convergenza tra le diverse autorità che governano l’Europa, e ciò non è stato facile, soprattutto all’inizio. È verosimile che a gennaio-febbraio, prima che il vaccino venga reso disponibile per tutta la popolazione, una terza ondata investa l’Europa; sarà difficile per tutti ­– ma ciò dovrà avvenire –­ “raggiungere l’altra sponda del fiume”. Nel frattempo, è necessario proteggere i settori che potrebbero essere distrutti dagli effetti combinati di un anno di grave crisi sanitaria ed economica, dedicandosi alla formazione, alla creazione di competenze e incoraggiando l’innovazione.   Nel corso del dibattito, abbiamo preliminarmente espresso apprezzamento per le sue parole di elogio per il lavoro svolto dai colleghi e ringraziato la Presidente per aver partecipato all’incontro, mantenendo la buona abitudine dei suoi predecessori di incontrare personalmente le parti sociali. Ciò avviene dovunque in Europa, tranne che in Italia, dove i sindacati non hanno mai la possibilità di incontrare il Governatore.   Abbiamo altresì rappresentato l’attitudine di certe Banche Centrali, anche quelle in cui le condizioni di lavoro devono essere negoziate, di sfruttare la pandemia per prendere decisioni unilaterali, senza neanche informare il Sindacato, volte principalmente al ritorno dei colleghi al lavoro on-site.


  L’IMPATTO DEL COVID-19 SULLE CONDIZIONI DI LAVORO DELLE BANCHE CENTRALI  

Raoul Barone, che ha condotto, sin dallo scorso marzo, una serie di studi sugli impatti del Covid-19 sulle condizioni di lavoro nelle banche centrali, ha presentato e discusso un lavoro coordinato nell’ambito del “Social Benefit Working Group” dello SCECBU (link in inglese e traduzione in italiano).   L’attitudine delle Banche Centrali è cambiata in peggio nel corso della pandemia. In primavera le Banche Centrali sono state molto disponibili verso i lavoratori e hanno dialogato proficuamente con le organizzazioni sindacali; successivamente abbiamo assistito ad un’inversione di rotta.   In alcuni casi, le Banche hanno addirittura approfittato dell’occasione per parlare di sovrabbondanza del personale e per licenziare alcuni colleghi. Ci risulta che ciò sia avvenuto in Lettonia, Lituania e nella più occidentale Danimarca.   Nella presentazione (pag. 4) sono stati inoltre declinati gli aspetti positivi e quelli negativi del telelavoro, che è attualmente il miglior modo per mettere in sicurezza i colleghi; si è altresì posta la necessaria attenzione per i colleghi che sono addetti ad attività non telelavorabili e non sempre ottengono le attenzioni minimali che dovrebbero essere loro riconosciute (parcheggi, ristoro delle spese di viaggio, adeguato distanziamento quando lavorano negli open space).  

Sarà necessario, quindi, che tutte le Banche Centrali negozino con il Sindacato nuove modalità di lavoro per il futuro, tenendo in considerazione le proposte dei rappresentanti dei lavoratori e le best practices adottate, evitando altresì il ricorso alle malpractices rilevate dallo SCECBU.   Prima del dibattito, Anne-Sylvie Katherin, DG delle Human Resources della BCE, ha illustrato le misure attivate a Francoforte nel corso della pandemia. Ve le riportiamo di seguito:   Quattro giorni di ferie aggiuntivi nella primavera del 2020 più 2 giorni di ferie speciali per la fine di dicembre.   Cinque giorni aggiuntivi nel caso in cui i colleghi devono prendersi cura dei parenti malati o quando i bambini non possono andare fisicamente a scuola per motivi COVID-19.   Accesso ai servizi di assistenza all’infanzia di emergenza e sostegno scolastico.   Iniziative per supportare la connettività.   200 euro forfettari per il telelavoro.   Altri 800 euro per attrezzature tecniche e per compensare i maggiori costi delle utenze.   Consulenza e supporto ergonomico per l’ufficio.   Bonus speciale di crisi (di cui la BCE non ha fornito ulteriori dettagli).   Inoltre, già dall’inizio della pandemia, tutto il personale della BCE, ivi inclusi i membri del Board, lavorano in remoto e potranno continuare a farlo fino al 31 maggio 2021.   Riteniamo che tali misure, riconosciute unilateralmente dalla BCE, che non negozia le condizioni di lavoro con i sindacati, siano un esempio di attenzione verso il personale; la Banca d’Italia non ha avuto altrettanta sensibilità verso i propri dipendenti.   Siamo convinti che la task force abbia informato il vertice della Banca di quanto avviene in BCE, ma evidentemente si predilige, nel nostro Istituto, un approccio più orientato verso l’approvazione di certa stampa, piuttosto che verso il benessere delle colleghe e dei colleghi che operano quotidianamente da mesi, in presenza e in remoto, con enorme dedizione e spirito di servizio.   Nel corso del dibattito, franco e costruttivo, Michael Diemer, Chief Services Officer della BCE, ha apprezzato la qualità dello studio condotto dallo SCECBU e ha garantito che si farà promotore, nel corso del prossimo Governing Council della BCE, di azioni volte a evitare le malpractices adottate dalle banche centrali.  


IL CODICE ETICO DELLE BANCHE CENTRALI  

Dopo due brevi sessioni dedicate alle esperienze acquisite dalle banche centrali nell’attuale periodo della pandemia e all’impatto della Brexit sui colleghi inglesi attualmente in forza alla BCE, Roman Schremser, Chief Compliance & Governance Officer della BCE (CGO) ha illustrato le linee guida che verranno imposte alle banche centrali per adeguare, in maniera ancora più restrittiva, le regole dei singoli Codici etici.   Ciò avrebbe impatto sulle modalità con cui i colleghi dovranno e potranno gestire transazioni finanziarie e assumere impieghi successivi a quello in Banca Centrale.   Abbiamo richiesto, nel dibattito piuttosto acceso con Schremser, quali fossero le basi legali di tali linee guida e abbiamo ricordato che la Banca d’Italia (e non solo) le dovrà negoziare con il Sindacato. Abbiamo anche aggiunto che i colleghi che nulla hanno a che fare con la vigilanza, con la regolamentazione dei mercati e con la politica monetaria, non hanno alcuna ragione di essere sottoposti a un regime così vessatorio.   Il CGO, che, neanche su richiesta, ha fornito una bozza delle linee guida che verranno proposte alle banche centrali, ha replicato con sufficienza, affermando che si tratta di una decisione della BCE, già sottoposta agli omologhi in ambito SEBC.   Aggiungiamo che in tutte le Banche Centrali tali novità sono già state rese note ai sindacati, ma in Banca d’Italia nessuno ha informato le parti sociali di tali pericolose iniziative che potrebbero anche avere anche impatto sul nostro status di soci della CSR.  


CONCLUSIONI  

La BCE, che ci ha impressionati positivamente per l’attenzione rivolta a tutto il personale nella gestione dell’emergenza Covid-19, continua però a imporre unilateralmente pressioni sulle Banche Centrali, mediante dettami e vincoli che non tengono conto della storia delle Banche Centrali, della loro autonomia e soprattutto del ruolo del Sindacato.   Il franco e costruttivo dibattito sul futuro delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle Banche Centrali e sull’adizione di best practices condivise a livello europeo, è stato purtroppo macchiato dalla pretesa velleitaria della BCE di costringere le Banche Centrali, con tempi già definiti, ad adottare un codice etico che di fatto si trasformerebbe in una privazione delle libertà individuali dei dipendenti delle Banche Centrali, riconosciute quasi ovunque dalle Costituzioni dei Paesi aderenti all’Unione Europea.  

Roma, 30 novembre 2020                                                                              

FALBI                            

DIPARTIMENTO SINDACALE BANCHE CENTRALI EUROPEE