Ci eravamo resi disponibili ad accelerare il negoziato per dare risposte rapide e concrete alle Colleghe e ai Colleghi che, a seguito della riforma della Rete Territoriale, si trovano oggi in una condizione di precarietà e incertezza sul proprio futuro.
L’obiettivo era duplice: ottenere impegni chiari e garanzie per il futuro della tenuta delle Strutture territoriali e costruire misure di sostegno adeguate al livello di difficoltà delle Colleghe dei Colleghi generate dalla decisione unilaterale della Banca di ridimensionare ancora una volta la Rete.
Tuttavia, dalle proposte illustrate nei vari incontri è emerso con chiarezza che l’intento della Banca è quello di chiudere rapidamente un accordo al ribasso, facendo leva su un’urgenza che essa stessa ha generato con la delibera di riordino.
Un metodo ricattatorio a cui, purtroppo, ci ha abituati negli ultimi anni, ma che con la FALBI non funziona, perché il nostro unico parametro per valutare un’intesa è la sua utilità concreta per le Lavoratrici e i Lavoratori che rappresentiamo.
Di seguito, in sintesi, le principali ragioni del nostro dissenso:
GARANZIE
Il progetto della Banca, che sostanzialmente passava attraverso un indebolimento delle Strutture sul territorio, che basavano le proprie prospettive sul trattamento del contante e sull’educazione finanziaria, ci aveva indotto a rivendicare una serie di impegni che garantissero il mantenimento delle strutture nel tempo e creassero condizioni di vivibilità all’interno delle stesse (ripianamento degli organici, lavoro da remoto, formazione costante, ecc.): la risposta della Banca è stata vaga, generica e rinviata ad altri tavoli, senza alcun impegno vincolante.
SETTORI
Particolarmente critica appariva la situazione che si sarebbe creata a seguito della soppressione delle Divisioni di Segreteria: questo ci avevano indotto, in sede di mediazione, a richiedere in via preliminare e quale pregiudiziale per poter entrare nel merito delle misure, la creazione di appositi SETTORI “blindati”, ben definiti, con chiari vincoli e garanzie mansionistiche e non soggetti alla discrezionalità delle Direzioni locali.
Tale richiesta vale per tutte le realtà in cui viene meno l’attuale Divisione di Segreteria: 4 monodivisioni, 5 Sedi Regionali e 6 STC, a cui aggiungere le 5 monodivisioni già esistenti, in cui l’Ufficio Unico ha già ampiamente dimostrato il fallimento delle scelte passate!
La risposta venuta dalla Banca è oltre il limite del beffeggio: creazione dei settori in sole quattro realtà (nuove mono divisionali) con garanzie mansionistiche limitate a soli due anni, e a condizione che non emergano “particolari” esigenze di servizio.
Un approccio del tutto inaccettabile.
ORGANICI
Ogni promessa di rilancio della Rete territoriale e ogni dichiarato impegno a rendere efficace il nuovo assetto non può prescindere da un reale e strutturato ripianamento degli organici.
La risposta della Banca, invece, si limita alla riattivazione delle liste di priorità, con la possibilità di aggirare le graduatorie attraverso trasferimenti “in deroga”, favorendo chi proviene da Filiali rimodulate, a scapito di chi resterà in graduatoria a tempo indeterminato.
Nel frattempo, sono sparite le possibilità di “uscita” dalle 5 Sedi Regionali e dalle STC, come se la “rimodulazione al ribasso” generasse diritti diversi a seconda della sede di provenienza.
Un’impostazione arbitraria e inaccettabile.
Il nostro timore – sempre più fondato – è che la Banca voglia “risolvere” la carenza di organico con l’unificazione di Segreteria e GSP, attraverso una logica del “tutti fanno tutto”, già proposta (e da noi fermamente respinta) in occasione della riforma delle carriere dell’Area Operativa.
Una carenza che, peraltro, rende di fatto impossibile – oggi come in futuro – garantire l’effettiva applicazione dello smart working alle Colleghe e ai Colleghi completamente esclusi da oltre 4 anni, a causa di uno sciagurato accordo, purtroppo firmato anche dal Sibc.
A noi non servono dichiarazioni generiche né ipotesi di concorsi futuri, mirati e all’occorrenza: servono impegni scritti, tempi certi e un piano credibile di rafforzamento del Personale.
CONCILIAZIONE “VITA LAVORO”
La proposta sul telelavoro è discriminatoria e priva di logica: ai Colleghi trasferiti da Filiali chiuse si concede un arco di 9 anni (5+2 bienni), mentre a quelli provenienti da Filiali rimodulate solo 5 anni. Come se le esigenze personali e familiari cambiassero in base alla provenienza e non paritarie per condizioni.
Così come risulta discriminatoria e priva di logica la distribuzione delle giornate di lavoro agile: è del tutto irricevibile la proposta che penalizza il Collega assegnato a GSP – certamente non per sua scelta – costringendolo per sette anni a soli 4 giorni di lavoro da remoto e ben 18 rientri al mese!! Una misura sproporzionata e inaccettabile.
MISURE DI ACCOMPAGNAMENTO ALL’USCITA
Anche in questo caso appare incomprensibile, priva di logica e discriminatoria la proposta della Banca che riconosce (doverosamente) l’accompagnamento all’uscita per gli addetti alle Filiali chiuse in misura piena, ma poi estende in misura ridotta il beneficio a solo altre quattro Filiali.
Evidentemente la Banca reputa che le eccedenze – che la sua riforma ha generato sul territorio – abbiano rango e diritti differenti, per cui l’accesso alle misure di accompagnamento vengono precluse se si è addetti a Filiali che pure evidenziano pari o superiori condizioni.
MOBILITÀ AGEVOLATA
Gli incrementi economici proposti non tengono conto del reale aumento del costo della vita e dei servizi intervenuto rispetto all’ultima intesa in materia.
Anche su questo fronte, la risposta della Banca è del tutto insufficiente.
In sintesi, le proposte della Banca sono inadeguate e discriminatorie. Trattano in modo diverso Colleghi che vivono le stesse difficoltà, violando ogni principio di equità. Si tratta di discriminazioni che il Sindacato in nessun modo può accettare.
Alla luce di tutto ciò, abbiamo deciso di non partecipare all’incontro convocato per questa mattina: non è una rottura definitiva, ma riteniamo che il tempo a disposizione prima della pausa estiva non sia sufficiente a colmare distanze così profonde, né a trovare soluzioni che diano vere risposte ai problemi sul tavolo.
Si tratta di un segnale chiaro alla Banca, alla quale abbiamo esplicitamente chiesto garanzie formali prima di entrare nel merito delle misure di sostegno.
Rimandiamo, quindi, il confronto nella convinzione che un negoziato serio richieda tempo, contenuti solidi e la volontà reale di recepire le istanze delle Lavoratrici e dei Lavoratori: abbiamo deciso di sospendere il negoziato, inviando un segnale chiaro e inequivocabile alla controparte.
La Banca deve comprendere che non si tratta di “limature”, ma di questioni di giustizia e dignità.
Se alla ripresa del confronto, dopo la pausa estiva, non verranno presentate proposte profondamente riviste, in grado di rispettare il principio di equità e tutelare realmente i Lavoratori, nessun accordo sarà possibile con la FALBI.