LA BANCA CON CINISMO E SGRADEVOLE OPPORTUNISMO MODIFICA IL PROPRIO GIUDIZIO SULL’EFFICIENZA DIMOSTRATA DALLA STRUTTURA IN PERIODO DI LOCKDOWN – SI SPINGE SUL RIENTRO IN PRESENZA, IGNORATI GLI APPELLI AL SENSO DI RESPONSABILITÀ
IL GRAVE ERRORE DEGLI ALTRI SINDACATI
Da settimane abbiamo chiesto alla Banca di modificare il proprio piano di rientro progressivo, emanato in un contesto epidemiologico profondamente diverso dall’attuale, prendendo semplicemente atto di una situazione mutata che pretende semplicemente senso di responsabilità e logica.
In particolare, chiedevamo di abolire la obbligatorietà del rientro per una settimana, che era reso possibile dall’elevato numero di colleghi rientrati volontariamente, di reintrodurre le misure di incentivo all’utilizzo del mezzo proprio in considerazione della conclamata pericolosità nell’utilizzo del trasporto collettivo, e di mantenere ed incrementare le forme di flessibilità volontaria. Lo stesso Presidente del Consiglio nella conferenza odierna non ha mancato di sottolineare la rilevanza dello smart working quale misura di contrasto all’epidemia.
In risposta, la Banca ha emanato nella tarda serata di venerdì una comunicazione che, oltre ad essere per molti aspetti soggetta ad interpretazione, ma questo rientra nel linguaggio della Banca che sempre si riserva un margine di flessibilità applicativa a suo favore, rappresenta esattamente il contrario di quanto atteso dalle Colleghe e dai Colleghi.
Soprattutto appaiono insopportabili le motivazioni, improntate al massimo di ipocrisia e di falsità, che la Banca ha addotto per assumere il provvedimento.
Si afferma infatti a premessa, che il lavoro delocalizzato per la Banca non è stato privo di costo e che le attività, anche di fondamentale importanza, hanno subito irreparabili criticità.
Un brusco cambio di direzione considerato che la Banca, anche per voce dei più elevati esponenti, ha più volte affermato che la struttura aveva dimostrato il più elevato livello di resilienza, che il supporto informatico si era dimostrato di sicuro affidamento e, soprattutto, che la reazione e la capacità di adattamento di tutto il personale era andato oltre ogni aspettativa e aveva consentito di mantenere i livelli di produttività precedenti, registrandone un incremento.
Per non dire delle valutazioni della task force che non ha mancato di magnificare i risultati ottenuti per tutta la durata del lockdown.
Evidentemente erano parole al vento, pronunciate solo per menar vanto alla Banca stessa e non per riconoscere lo spirito di adattamento, di collaborazione e di appartenenza dimostrata da tutto il Personale.
Un immotivato cambio di direzione che dimostra appieno la spregiudicatezza con cui la Banca sta gestendo questo delicato periodo e l’indifferenza ad agire a tutela del bene primario della salute dei Dipendenti.
Per quanto riguarda i contenuti della comunicazione della Banca del 24 ottobre:
- viene ribadita ed organizzata in gruppi definiti l’obbligatorietà della presenza per una settimana al mese per tutti i Lavoratori senza tener alcun conto di particolari esigenze personali e familiari, delle fragilità che non sempre sono solo attribuibili allo stato di salute fisico e si mantiene (immaginiamo solo perché obbligatorie per legge) l’esenzione per le patologie di particolari gravità;
- viene meno la possibilità dei Colleghi di rientrare volontariamente in presenza; un provvedimento che, in assenza di esplicite previsioni legislative, appare eccepibile sotto il profilo della legittimità, per cui ne affideremo la valutazione ai nostri consulenti legali;
- viene meno la flessibilità di distribuire la presenza di cinque giorni anche su più settimane;
- si conferma, o almeno la Banca tace, l’obbligatorietà della presenza per tutte le attività non delocalizzabili, la cui definizione resta nell’ambito della discrezionale dell’Azienda, mentre per il Pubblico Impiego si è proceduto alla loro individuazione attraverso la concertazione con il Sindacato.
In sintesi, non si comprende come si conciliano l’affermazione iniziale secondo la quale “non tutto è andato bene con il lavoro delocalizzato” e quella finale che le misure adottate hanno l’obiettivo di “minimizzare la presenza in Banca”.
Una evidente spudorata menzogna, anche perché attraverso la nuova organizzazione del lavoro disposta dalla Banca non potrà affatto essere ridotta la presenza in Banca, considerato che la somma di coloro costretti a lavorare in presenza in quanto non svolgono attività delocalizzabili e coloro che saranno costretti al rientro per una settimana lascerà inalterati gli attuali livelli di presenza.
Per quanto ci riguarda avevamo già preannunciato che in assenza di assunzione di responsabilità da parte della Banca rispetto ad una situazione in costante peggioramento avemmo valutato adeguate forme di protesta; la comunicazione della Banca sulle nuove misure per il suo contenuto mistificatorio e, anzi, provocatorio, ci ha indotto, non appena ne siamo venuti a conoscenza, ad avviare, contestualmente al ricevimento, LA PROCEDURA DI RAFFREDDAMENTO DEL CONFLITTO.
Alla luce di quanto accaduto si è dimostrato grave l’errore degli altri Sindacati che hanno respinto l’opportunità di confrontarsi, lo scorso giovedì, con la Banca sulle modalità provvisorie di lavoro; in quella sede, sia pure senza alcuna garanzia, il Sindacato aveva il dovere di contrastare gli intendimenti della Banca.
Si è preferito consumare il rito dell’incontro “conviviale” con la task force che è consistito in una serie di “stiamo procedendo…”, “faremo…”, “stiamo approfondendo…” di nessuna concludenza che, anzi, rinviano a data da destinarsi il confronto negoziale sulla materia.
Non possiamo che prendere atto della modifica di direzione anche del “primo tavolo” che, dopo gli entusiasmi di “il lavoro del futuro è già cominciato” che veicolava ai lavoratori un’immagine della Banca molto “ideale”, moderna, attenta all’innovazione, sensibile alle esigenze dei Dipendenti e sempre all’avanguardia con una narrazione alquanto “creativa”, hanno scoperto, solo il giorno dopo, il volto arcigno della Banca ispirato al più miope autoritarismo inducendoli ad esclamare “così non va”, spingendoli addirittura ad avviare le procedure propedeutiche al conflitto.
Pur nutrendo seri dubbi sull’eventualità che gli altri Sindacati proclamino lo sciopero, pur in presenza di una procedura di raffreddamento di scarso risultato, sin d’ora affermiamo che se si manifestasse invece una concreta volontà di sciopero la FALBI non avrebbe difficoltà a far coincidere la data con quella degli altri Sindacati.