Resoconto 67° Social Dialogue ESCB/SSM 6 maggio 2025

Il 6 maggio si è tenuto il 67° incontro del Dialogo Sociale ESCB/SSM, occasione di confronto tra confederazioni sindacali europee e BCE.

Si è discusso di cultura organizzativa, benessere, uso dei consulenti, ispezioni, formazione e soprattutto del ruolo delle autorità nazionali nel quadro di un’Europa bancaria sempre più accentrata.

Il resoconto che segue raccoglie i punti chiave emersi nel dibattito, con un focus particolare sulle questioni sollevate dai rappresentanti sindacali e sulle risposte fornite dalla BCE.

L’obiettivo è fornire una panoramica chiara e sintetica su temi che riguardano da vicino il nostro lavoro quotidiano e le prospettive future.

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Il nostro intervento: dieci anni di SSM, ma a quale costo per le banche centrali nazionali?

Nel confronto con la Presidente del Supervisory Board, Claudia Buch, il tema dei consulenti è stato centrale. Da anni chiediamo numeri chiari e dati trasparenti sulle spese, le attività svolte e i reali impatti del massiccio ricorso a consulenti esterni, ma le risposte restano vaghe e rinviano a future analisi. Nulla di nuovo anche in questo incontro.

La BCE continua a ridurre le autorità nazionali al ruolo di meri esecutori, mentre centralizza competenze e decisioni. Questo processo ha portato allo svuotamento di funzioni storiche delle banche centrali, alla chiusura di presidi territoriali e al rischio di perdere il contatto con le realtà locali. Il risultato è un SSM che rischia di apparire distante dai contesti che dovrebbe vigilare.

Cultura condivisa ed employer branding: valori dichiarati e realtà operative

È stata presentata la proposta di costruire una cultura comune per l’SSM, basata su quattro pilastri: Belonging (appartenenza), Resilience & Change (gestione del cambiamento), People (talenti e competenze), Shared Values/Culture (valori comuni).

Tuttavia, la proposta di una Carta dei Valori e di una Employee Value Proposition ci è apparsa ancora lontana dalla realtà vissuta nei team di vigilanza. Abbiamo chiesto che il lavoro in corso, che coinvolge anche le confederazioni sindacali, porti, anche in tempi non contenuti, a un documento concordato con le parti sociali e che la firma diventi obbligatoria per tutte le banche centrali, una volta raggiunto un accordo condiviso.

Benessere del personale: attenzione alle ambiguità

La BCE ha presentato le iniziative in materia di benessere (supporto psicologico, gestione dello stress, flessibilità, diritto alla disconnessione) adottate a Francoforte e nelle banche centrali francese e ungherese. Abbiamo apprezzato l’attenzione crescente al tema, ma anche lanciato un avvertimento: il benessere non può essere un alibi per spostare la responsabilità sui lavoratori.

Abbiamo chiesto che la BCE realizzi un censimento dei temi del benessere, verificando la situazione attuale in tutte le banche centrali nazionali. È importante che si conoscano le criticità concrete nei diversi contesti, per garantire che tutti i colleghi stiano bene, a prescindere dal Paese o dall’istituzione di appartenenza.

Uso dei consulenti: troppi interrogativi ancora aperti

Nonostante la BCE abbia annunciato una parziale internalizzazione delle attività precedentemente affidate ai consulenti, manca ancora una reale trasparenza sui numeri. Chi sono i consulenti? Quanto costano? In che ambiti operano? Perché non si utilizzano competenze interne già presenti?

Abbiamo ribadito che, mentre chiediamo rigore alle banche vigilate, l’SSM non può permettersi opacità al proprio interno. Da anni chiediamo numeri, ma nulla è stato realmente comunicato.

Ispezioni on-site e lavoro ibrido: sì all’equilibrio, no alla sostituzione

Il numero di ispezioni è tornato ai livelli pre-pandemici. È stato illustrato il modello ibrido, con missioni miste e maggiore uso delle tecnologie. Abbiamo ribadito che il presidio fisico rimane centrale per la qualità della vigilanza e che non si può sostituire la presenza sul campo con strumenti digitali.

Su nostra esplicita richiesta, la BCE non è stata in grado di quantificare i giorni di missione per ciascuna ispezione, un dato essenziale per valutare l’effettiva efficacia delle operazioni sul campo.

Conclusioni

Il 67° Social Dialogue ESCB/SSM ha evidenziato, ancora una volta, la riluttanza della BCE nel fornire dati trasparenti e concreti su temi centrali per il personale delle autorità nazionali.

La questione dei consulenti, sollevata da anni, resta irrisolta: la BCE continua a utilizzare consulenti esterni senza fornire numeri chiari sui costi, le attività svolte e le motivazioni che impediscono un maggiore utilizzo delle competenze interne.

Sulla cultura organizzativa, i progetti presentati appaiono disconnessi dalla realtà operativa dei team di vigilanza. La Carta dei Valori, annunciata come un documento inclusivo, è percepita come un esercizio di stile, privo di un reale coinvolgimento delle parti sociali e senza una prospettiva concreta di applicazione vincolante.

Anche sul fronte del benessere, sebbene siano state presentate iniziative significative in alcuni contesti nazionali, manca una visione d’insieme che consideri le criticità presenti in tutte le banche centrali.

Abbiamo chiesto un censimento che non si limiti a iniziative sporadiche ma che restituisca un quadro complessivo della situazione del personale.

Infine, sul tema delle ispezioni, abbiamo registrato un grave vuoto informativo: non è stato possibile ottenere dalla BCE il dato relativo ai giorni di missione per ciascuna ispezione. Un’assenza di dati che impedisce una valutazione seria dell’efficacia del modello ibrido adottato.

Il sindacato continuerà a chiedere trasparenza, coerenza tra le dichiarazioni e le azioni, e un coinvolgimento reale delle parti sociali. Perché la credibilità dell’SSM passa anche dalla capacità di ascoltare e di rispondere alle istanze di chi ogni giorno opera sul campo.

Falbi
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