LA BANCA, DOPO MESI, CONVOCA LE OO.SS. PER NEGOZIARE L’ORARIO DI LAVORO
Nessuno dimenticherà l’anno ormai trascorso per il carico di sofferenze che ha rappresentato per tutti noi.
Per il nostro microcosmo sindacale si tratta di un anno da archiviare e dimenticare.
All’avvento dell’emergenza sanitaria, come tutti ricordano, era in svolgimento una rilevante trattativa sulla riforma dell’Area Operativa che durava, ormai, da molti mesi.
Incontri senza dubbio difficili, sia per la complessità della materia, sia per la distanza di posizioni tra Sindacato e Banca e tra le stesse Organizzazioni Sindacali, portatrici di architetture e impostazioni diverse sulle scelte di fondo della riforma.
Un negoziato lontano dalla sua conclusione, ma che era riuscito ad affermare principi per la FALBI irrinunciabili: nessuno avrebbe dovuto perdere nulla e andava preservato il valore della progressione automatica della retribuzione che, comunque, in un decennio di blocchi salariali e di ripetuti interventi sempre a danno del reddito da lavoro, aveva comunque garantito, a differenza di tante altre categorie, la crescita economica delle retribuzioni dei Dipendenti.
Si trattava di completare un percorso di riforma degli inquadramenti avviato sin dal 2016 e concluso nello stesso anno esclusivamente per la Carriera Manageriale.
Tuttavia, la Banca, accampando come pretesto la pandemia, ha bloccato quel confronto nonostante l’attesa di molti anni; una posizione che è apparsa ”imbarazzante” in quanto strumentalizzava la drammatica situazione in essere.
In questi mesi, la Banca ha ripetuto che, sia pure nell’emergenza, l’Istituto non poteva fermarsi e doveva continuare a offrire al Paese l’insostituibile servizio pubblico ed ha operato scelte, a volte poco condivisibili, in tema di rientro in presenza dei Dipendenti.
In altri termini si è sostenuto che le funzioni dell’Istituto dovessero continuare ad essere esercitate con un’unica eccezione: quella delle relazioni con il Sindacato; tranne che, come è avvenuto, per il confronto su temi di esclusivo interesse della Banca stessa.
Una scelta incomprensibile e pretestuosa che non può essere spiegata se non ascrivendola ad opportunismo, per evitare il confronto con il Sindacato ed a codardia, per difendere (come si sente spesso ripetere) la “reputazione” della Banca che, a fronte dell’ipotesi di attacchi sferrati da qualche “giornaluncolo” semiclandestino, preferisce il “nulla movere”.
Da parte nostra siamo convinti che la “reputazione“ della Banca si salvaguardi, invece, svolgendo al meglio e in modo trasparente funzioni delicate e di primario interesse per il Paese come, ad esempio, quella di Vigilanza, dove i comportamenti della Banca spesso sono stati messi in discussione.
L’unica vera novità del 2020 è stata quella dell’avvicendamento al primo tavolo della trattativa: nel mese di settembre è stata annunciata la costituzione di una “nuova maggioranza”, che in realtà tale non era perché è la stessa che nel 2008 aprì la strada alla ristrutturazione della rete periferica con i risultati negativi che tutti conoscono.
Abbiamo spesso ripetuto che si tratta di un’aggregazione anomala in quanto si realizza tra Sindacati con posizioni fortemente divergenti sui contenuti, ed è avvenuta sotto l’accorta guida del CIDA, in funzione di garante della Banca.
Ora lo stesso CIDA conferma questa nostra valutazione e con il suo volantino dell’11 gennaio scorso intitolato “orario di lavoro: un anno dopo” scrive: invitiamo tutti Colleghi a sostenere la nostra battaglia che porteremo avanti nell’ambito del tavolo di unità sindacale in cui siamo la sigla più rappresentativa.
E l’azione di tutoraggio del CIDA sul “tavolo di unità sindacale” ha già manifestato i suoi primi effetti: nelle rare occasioni di confronto con la Banca si è manifestato in maniera evidente un “approccio minimalista”.
È un aspetto che fortemente ci preoccupa, soprattutto per il tema degli inquadramenti. Infatti, sull’argomento è ben nota l’impostazione ideologica del CIDA, che ha condiviso con la Banca la riforma dell’Area Manageriale che le ha consentito di poter utilizzare “pesanti” porzioni di discrezionalità gestionale.
In tale contesto generale, temiamo che le ipotetiche conclusioni del negoziato sulla riforma degli inquadramenti dell’Area Operativa possano rappresentare un grave danno per la Categoria.
Di fatto, durante la pandemia la necessità di lavorare da remoto, per ragioni di tutela della salute, ha dimostrato la reattività del sistema che, con immediatezza, ha consentito alla Banca una piena operatività nonostante il difficile contesto.
In merito, già nello scorso mese di giugno abbiamo presentato alla Banca un’articolata piattaforma e costantemente abbiamo sollecitato l’apertura di un confronto per regolamentare tale attività, anche perché l’argomento non comportava alcun “rischio reputazionale” che tanto atterrisce la Banca.
Anche in questo caso ci siamo scontrati con un “muro di gomma” opposto dalla Delegazione aziendale che ha continuato a sostenere l’inopportunità di avviare qualsiasi confronto negoziale in costanza di emergenza.
Oggi, nonostante la situazione non si sia modificata, la Banca ha convocato le OO.SS. per il prossimo mercoledì 20 gennaio per l’avvio del negoziato sull’orario di lavoro.
Augurandoci che non si tratti della solita convocazione di facciata, come spesso è avvenuto in questi mesi, si avvierà una trattativa di centrale importanza per tutte le Colleghe e i Colleghi, destinata a condizionare significativamente il modo di lavorare nei prossimi anni.
Per la FALBI il riferimento rivendicativo resterà la citata piattaforma presentata nello scorso mese di giugno con i successivi aggiornamento del mese di dicembre (leggi qui), tenendo fermi alcuni capisaldi quali:
- miglioramento ed estensione del telelavoro a un maggior numero possibile di Colleghi;
- difesa di un’ampia flessibilità del lavoro delocalizzato, che dovrà esaltare il principio di autorganizzazione, e contrasto alle iniziative finalizzate ad irrigidire il sistema con una serie di controlli e di obblighi che farebbe assomigliare sempre più lo smart working ad una sorta di telelavoro;
- approfondimento complessivo del trattamento economico da riservare a tale tipo di attività; al riguardo, l’esperienza di questi mesi ha dimostrato che i Lavoratori che svolgono la propria attività da remoto hanno subito una significativa riduzione del proprio reddito (mancato riconoscimento di ticket restaurant, di straordinario, di indennità diverse legate alla presenza, etc.). Pertanto, è necessario ed urgente individuare, anche con rifermento agli ingenti risparmi che la Banca realizzerà, misure che consentano ai lavoratori che operano da remoto di recuperare quanto si perde con tale modalità di lavoro.