Ci fa piacere che DASBI e CIDA, firmatarie dell’accordo del 2016, si rendano conto che qualcosa non va nella Riforma dell’Area manageriale e alte professionalità.
Il Dasbi richiama il “destino cinico e baro” per ironizzare sui gravi ritardi con cui chi gestisce la Banca ha assegnato i livelli.
Peccato però che il Dasbi lanci il sasso e nasconda la mano, attribuendo la responsabilità dei ritardi alla cattiva gestione della riforma.
Purtroppo no! La colpa non è solo della cattiva gestione. Il cuore del problema va ricondotto alla radice e quindi alla cattiva riforma dell’Area manageriale, che ha regalato alla controparte una grandissima dose di discrezionalità nella gestione dei livelli e dei passaggi di segmento. La Banca decide senza alcuna accountability applicando criteri differenti da struttura e struttura. L’unico risibile onere è di “mettere ciascuna persona in condizione di comprendere le ragioni della decisione assunta”, sempre che ciò avvenga realmente ovunque.
Il problema principale della riforma, oramai avvertito da tutti i colleghi, riposa nella mancanza di limiti alla discrezionalità e di garanzie di trasparenza e uniformità di giudizio.
Di mancanza di uniformità nell’assegnazione dei livelli si parla anche nel volantino della CIDA. Vi si riportano alcuni esempi di motivazioni fornite agli interessati e alle interessate. Si legge infatti testualmente: “a te no, sei troppo giovane. A te no, c’era l’altro collega al secondo anno, spero capirai. A te no, hai già tanti livelli accumulati grazie alla tua seniority. A te no, sei passato di segmento lo scorso anno (e tante scuse se vieni così scavalcato)”.
Anche la CIDA evidenzia un problema di eccessiva discrezionalità, allorché parla di “una Amministrazione miope e involuta [che, ndr] si ostina, più che a premiare i meriti, a “livellare” le valutazioni, scordandosi che magari andava premiato il merito”.
CIDA e Dasbi ammettono una grande verità che tuttavia sottintende necessariamente una enorme responsabilità: se negli accordi avessero fissato regole precise, la Banca non avrebbe così ampi margini per “livellare le situazioni invece di premiare i meriti”.
Infine non si può non chiedersi: se DASBI e CIDA erano consapevoli delle storture della Riforma, perché non hanno usato l’occasione della verifica per apportare cambiamenti concreti e correggere gli eccessi di discrezionalità e la scarsa trasparenza a uso e consumo dell’Amministrazione? Non ci risulta che siano state poste istanze di tal senso nel corso dei negoziati per la verifica! A noi sembra che i due comunicati sincroni servano solo a scaricare sulla Banca le colpe di un sistema voluto e condiviso da Cida, Dasbi e Cisl!
Care colleghe e cari colleghi, da tempo la FALBI-Area manageriale e alte professionalità ha posto il grave problema della trasparenza e dell’eccessiva discrezionalità che ammanta dal nascere la Riforma. È la scarsa trasparenza il cuore del problema e la causa dello scontento e del malessere che abbiamo riscontrato a più riprese e di cui abbiamo dato conto nei mesi scorsi (QUI trovate gli esiti). Il nostro recente volantino (QUI trovate il link) ha consentito, numeri alla mano, a tanti colleghi e tante colleghe di comprendere bene le conseguenze spiacevoli che discendono dalla poca trasparenza e dalla troppa discrezionalità. Conseguenze che oggi hanno significative ripercussioni sui nostri stipendi e che domani avranno rilevanti ripercussioni sull’ammontare delle pensioni che percepiremo.
Continuate a darci fiducia e chiedetevi se abbia senso rimanere inermi o razionalizzare il vostro scontento riconsiderando l’iscrizione a quei sindacati che ora criticano ciò che hanno contribuito a creare.
Roma, 13 ottobre 2021.