IL CIDA CON DISARMANTE CANDORE INIZIA A DUBITARE CHE NON TUTTO STIA “ANDANDO PER IL MEGLIO”

Dopo fiumi di inchiostro (e di retorica) consumati per descrivere la “nuova frontiera” del lavoro in Banca d’Italia e per millantare l’accordo raggiunto nel mese di luglio come una “svolta storica”, i Sindacati all’improvviso tacciono sull’ultimo miglio che manca per la definizione del sistema e, senza darne una spiegazione, l’incontro già previsto per la giornata del 20 ottobre è saltato.

 

Solo il CIDA con il comunicato del 20 corrente cerca di fare il punto della situazione, ricorrendo ad una sorta di parabola dell’acqua e, con un candore meritevole di miglior causa, disserta che nonostante le positive premesse e, a suo dire, della positività dell’accordo di luglio, su intervenute difficoltà nella stesura dell’articolato e arriva ad ipotizzare che sia in atto una sorta di restaurazione da parte della Banca.

 

D’altronde il CIDA non è nuovo a questo tipo di analisi; infatti, tutti ricordano che quando si evidenziarono le crepe, le contraddizioni e le insite penalizzazioni per una parte del Personale rivenienti accordo sull’Area manageriale, anche quello definito dal CIDA come rivoluzionario, quel Sindacato per mesi ossessivamente ripeteva che la riforma era quanto di meglio si potesse auspicare ma era la Banca a gestirlo male!

 

Verrebbe da dire che le “rivoluzioni” che vedono come protagonista il CIDA sistematicamente finiscono in gloria! Sarà il diabolico effetto del destino cinico e baro.

 

È un giustificazionismo che giudichiamo poco maturo e, soprattutto, poco credibile.

 

La verità, per quanto ci riguarda e per quanto riguarda i Colleghi più attenti alle vicende sindacali che li riguardano da vicino, è tutt’altra: l’accordo di luglio è caratterizzato da assoluta genericità ed indeterminatezza per quanto riguarda i diritti dei lavoratori, ma, al contrario, estremamente dettagliata per quanto riguarda le prerogative e i poteri della Banca, che già dalla fase transitoria dei rientri sino al 31 dicembre ha decisamente dimostrato le proprie intenzioni, gestendo tale fase con il massimo della discrezionalità e ricorrendo ad “interpretazioni” sempre di parte.

 

Le carte, come si suol dire, parlano chiaro e la sottoscrizione di quell’accordo è avvenuto solo per un livello assolutamente inadeguato a negoziare con la Banca (che da parte sua, come è noto, è bene attrezzata) ovvero per malafede.

 

L’agire del Sindacato deve prioritariamente ispirarsi all’onestà ma immediatamente a seguire viene la competenza e non vi è dubbio che l’Unità Sindacale sino ad ora si è caratterizzata per dilettantismo, approssimazione e sottomissione ai voleri della Banca.