LE LAMENTAZIONI RITUALI DEL SIBC PRIME IMBARAZZATE AMMISSIONI

Non avevamo dubbi che non appena si fossero manifestate le gravi carenze che l’accordo di luglio conteneva, si sarebbe avviata, da parte dei Sindacati firmatari, la corsa a giustificare sé stessi.

 

Manca evidentemente il coraggio di ammettere i propri errori, manca la consapevolezza dell’antico adagio che recita “chi rompe paga e i cocci sono suoi”.

 

Della “parabola dell’acqua” del Sindacato CIDA abbiamo già detto la scorsa settimana, oggi il SIBC, secondo il suo consueto stile, si produce in una funambolica difesa del proprio agire e nella consueta (non è certo la prima volta) accusa nei confronti della Banca di coltivare riprovevoli propositi di rivalsa e di “marce indietro”.

 

Stupito il SIBC si interroga su cosa sia successo da luglio ad oggi, e si risponde:

 

  • la ripartizione delle Divisioni ha evidenziato risultati inverosimili e gli addetti alle filiali (addirittura quelli alle Segreterie) vengono addirittura parificati agli operai che lavorano in macchina da stampa!
  • la Banca ritiene inviolabile l’anzidetta ripartizione;
  • ora è necessario eliminare le obiettive discriminazioni perpetrate a danno dei Colleghi che svolgono attività perfettamente lavorabili da remoto anche all’interno di Divisioni con fasce ridotte;
  • la Banca fa marcia indietro sulla certezza della fruibilità del lavoro da remoto anche nelle fasce standard, una sorta di “flessibilità a togliere” affidata alla discrezionalità dei Capi;
  • si registra un mutismo ostentato sulle sacrosante rivendicazioni economiche.

Affermazioni stupefacenti, che portano noi ad interrogarci in quale mondo viva e operi il SIBC: probabilmente nel paese dei balocchi!

 

Sono effetti ampiamenti prevedibili sui quali, ancor prima che venisse sottoscritto l’accordo, abbiamo tentato di accendere un faro, rimanendo purtroppo inascoltati.

 

Esistevano rimedi che dovevano, responsabilmente, essere adottati all’atto della sottoscrizione dell’accordo e in particolare:

 

  • era necessario conoscere prima della sottoscrizione dell’accordo la mappatura in modo da essere in grado di sottoscriverlo in un ambito di consapevolezza e non “al buio” come è stato effettivamente fatto;
  • era necessario affermare che l’assegnazione del plafond di telelavoro avvenisse per mansione/funzione e non per struttura;
  • era necessario scrivere in accordo non “per un massimo di 100 giorni all’anno e con un limite mensile fino a 10 giorni” ma semplicemente “100 giorni all’anno e fino a 10 giorni mensili”;
  • era necessario considerare gli aspetti economici a “pacchetto” con l’accordo sul lavoro agile e non rinviarlo “a data da destinarsi”.

Caro SIBC, cari Sindacati dell’Unità Sindacale ma dove siete stati in tutti questi anni? L’esperienza non vi ha insegnato che quando si sottoscrive un accordo negoziale con la Banca è necessario dettagliare nel più minuto aspetto per evitare che la Banca riempia gli spazi lasciati liberi.

 

Avete sottoscritto a luglio un accordo che definire “frettoloso” appare come un eufemismo ed oggi vi lamentate di effetti più che prevedibili!

 

Probabilmente per arrestare la deriva discrezionale della Banca le “parabole dell’acqua” del CIDA e le rituali lamentazioni del SIBC non bastano, ma richiedono più forti iniziative di natura sindacale (una volta tanto).

 

Soprattutto il giustificazionismo postumo appare patetico e meglio sarebbe confrontarsi con la Categoria con mature assunzioni di responsabilità.