LA FIERA DELLE BANALITÀ LA CGIL SPIEGA IL “GRAN RIFIUTO” SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI CON UNA SERIE DI CONSIDERAZIONI CONTRADDITTORIE

Ci attendavano che la CGIL rendesse conto delle proprie scelte non certo a noi ma alla Categoria e ai propri iscritti.

 

Siamo certi che ai Dirigenti di quella Organizzazione non sfugga la rilevanza della consistenza del primo tavolo di trattativa ai fini del raggiungimento degli obiettivi soprattutto in occasione di un negoziato tanto rilevante qual è la riforma degli inquadramenti.

 

Dalla lettura del volantino CGIL “selfie di un’alleanza” riteniamo che le attese, in termini di trasparenza, siano state deluse.

 

La CGIL si interroga sulle motivazioni del ritardo dell’avvio della trattativa ovvero se sia dovuta all’assenza di un tavolo di maggioranza per l’Area Operativa, ovvero se la Banca sia ancora impegnata ad elaborare una propria “piattaforma rivendicativa”.

 

Per quanto ci riguarda siamo poco interessati alle dinamiche interne della Banca, quello che conta è che a fronte della costituzione di un tavolo di maggioranza la Banca, anche in considerazione degli impegni assunti nel passato a realizzare la riforma, non può negare l’avvio del negoziato.

 

I tempi non possono essere una variabile indipendente, le Colleghe e i Colleghi attendono una profonda revisione del modello dal 2016: non ritiene la CGIL che abbiano ora diritto di pretendere dal Sindacato parole di chiarezza e prospettive dei tempi di realizzazione?

 

Non è stato questo un tempo sufficiente per conoscere gli orientamenti e le aspettative delle Colleghe e dei Colleghi?

 

Certo le alleanze non possono fondarsi esclusivamente sulla forza (come è avvenuto per l’Unità Sindacale) ma debbono essere supportate da “idee” e da “proposte”.

 

Nell’occasione la CGIL sfonda una porta aperta: la condivisione dei contenuti era l’unica precondizione che noi avevamo posto alla realizzazione di una convergenza tra OO.SS..

 

Per questo motivo, nel mese di febbraio, quando sono iniziati i colloqui tra FALBI, SIBC e CGIL non avevamo avuto remore a aderire alla richiesta della CGIL che chiedeva un mese di tempo per realizzare i propri passaggi interni. Un percorso che, dopo una serie di rinvii, avrebbe dovuto concludersi con il Direttivo di quell’Organizzazione fissato per lo scorso 31 marzo.

 

La risposta che ci è pervenuta è stata di un ulteriore rinvio senza scadenza.

 

Su un’affermazione contenuta nel citato volantino non ci troviamo d’accordo e cioè che un’alleanza tra Sindacati debba porsi a priori il problema dei “punti di caduta” rispetto alla proposta della Banca.

 

Per quanto ci riguarda ci siederemo al tavolo del negoziato per sostenere un progetto che dia risposte concrete e significative alle esigenze della Categoria; se questo non fosse praticabile esisterebbe, a nostro avviso, un’unica scelta: la non sottoscrizione di un accordo che soddisfi “mere esigenze della Banca”!

 

Probabilmente è su questo concetto che si misura la reale distanza tra noi e la CGIL.

 

La FALBI conosce il valore della mediazione, ma è del tutto indisponibile a compromessi e “a punti di caduta” sulla proposta della controparte datoriale.

 

La FALBI in questi anni ha sottoscritto centinaia di accordi mediando sulle proprie posizioni, così come si è rifiutata di sottoscrivere accordi (anche importanti) dove prevalevano gli interessi della Banca.

 

La nostra storia lo dimostra!