L’AGIRE DEL SINDACATO RIDOTTO A SUK MEDIORIENTALE L’UNITÀ SINDACALE TENTA DI VENDERE A PREZZO MAGGIORATO MERCE AVARIATA

Apprendiamo dall’ultimo comunicato dell’Unità Sindacale che esprimere una diversa cultura sindacale, avere una differente opinione di come si tutelino concretamente le aspettative e i diritti dei Lavoratori rappresenti “una indegna e deprecabile campagna di disinformazione messa in atto sistematicamente”.

 

Un’affermazione, questa sì, indegna e deprecabile pronunciata da Sindacati privi di radici, di storia e di cultura, nonostante alcuni vantino antichi blasoni ormai resi irriconoscibili dalla polvere.

 

La cronaca sindacale dell’ultimo anno dimostra una realtà ben diversa: la FALBI per prima si è resa conto che i provvedimenti di distanziamento e lo smart working massivo, seppure adottati in una drammatica situazione, offrivano un’opportunità nuova per avviare una modernizzazione decisiva delle modalità di lavorare in Banca.

 

Per tale motivo già nel mese di giugno 2020 ha presentato una specifica complessiva ed articolata piattaforma rivendicativa. Da quel momento non ha mancato di pressare la Banca per avviare il confronto sull’argomento avendo consapevolezza che lo scorrere del tempo avrebbe comportato un beneficio per la controparte che si sarebbe trovata a trattare in una situazione di indiscutibile vantaggio.

 

L’Unità Sindacale, al contrario, si è “fatta portare in giro” dalla Delegazione Aziendale attendendo la conclusione dei lavori della task force e la pubblicazione del libro bianco, con la conseguenza che la vertenza è stata avviata solo nel mese di maggio, quando la situazione emergenziale mostrava chiari sintomi di miglioramento.

Un grave, inspiegabile, marchiano errore strategico, che non può essere perdonato nemmeno al più sprovveduto dei Sindacalisti; doveva essere chiaro già in quel momento che l’istituzione di un formale gruppo di lavoro (mai accaduto in precedenza su questioni di natura sindacale negoziale) e la formulazione ufficiale di una posizione articolata sino del dettaglio, avrebbe costituito un presupposto dal quale la Banca ben difficilmente si sarebbe mossa!

 

Tuttavia, anche all’avvio della trattativa la FALBI ha tenuto un atteggiamento costruttivo non facendo mai mancare proprie proposte sui diversi aspetti del negoziato, tenendo, comunque, fermi due presupposti:

 

  • che assieme alle esigenze organizzative della Banca l’accordo contenesse anche le garanzie e i diritti dei Lavoratori;
  • che non si evidenziassero troppe spiccate penalizzazioni a carico di particolari gruppi degli stessi.

 

L’accordo che è stato sottoscritto prevede:

 

  • la definizione delle telelavorabilità nelle oltre 400 divisioni in cui è articolata la Banca sarà effettuata dalla Banca (al di fuori del confronto con il Sindacato), per cui sarà la stessa a decidere in quale dei tre “gironi” ognuno di noi andrà a cadere;
  • il Capo Struttura deciderà di concedere o meno la cumulabilità, così come avrà l’ultima parola in materia di fruizione delle giornate e, per le ben note esigenze di servizio, potrà decidere di annullarle;
  • anche quei pochi giorni, che verranno “generosamente” distribuiti nei settori con nessuna telelavorabilità, non sono stati determinati e verranno concessi (forse) sempre motu proprio del Responsabile di struttura.

 

Di fronte a questi contenuti, leggiamo nel comunicato del SIBC: “non è più un favore concesso a pochi e per casi sporadici e da motivare. Non è soggetto alla discrezionalità dei Capi, ma diventa un diritto di tutti”, prendiamo atto di come la comunicazione sindacale, che dovrebbe servire alle Colleghe e ai Colleghi per formarsi un’opinione su quanto accade su rilevanti questioni che li riguardano, si sia ormai trasformata in “pubblicità commerciale”, anzi se si agisse in quell’ambito, il SIBC verrebbe certamente sanzionato dal Garante per la concorrenza e il mercato per “pubblicità ingannevole”.

 

È per queste motivazioni di fondo che la FALBI non ha sottoscritto l’accordo e non certo perché “aveva deciso di non partecipare alla costruzione di questo progetto” come afferma l’Unità Sindacale, ma probabilmente è vero il contrario. È l’Unità Sindacale ad aver deciso di sottoscrivere l’accordo a prescindere dai suoi contenuti, perché in caso contrario si sarebbe inevitabilmente evidenziato il fallimento del loro progetto: in sostanza è prevalsa la “ragion di stato” sull’interesse dei Lavoratori.

 

Ma in fondo la consapevolezza che non sia possibile sostenere la positività dell’accordo sottoscritto è dimostrata dalla circostanza che assieme ai “tromboneggiamenti” per la raggiunta firma, si comincia a mettere le mani avanti: rimandando alla sessione d’autunno la “vera” definizione di contenuti degli stessi; un’altra colossale “bufala” perché le questioni fondamentali da noi citate sono scritte nero su bianco nell’accordo già sottoscritto e nulla e nessuno riuscirà a cambiarle.

 

In autunno si tratterà di trasfondere nel Regolamento del Personale quello che è già oggi previsto nell’accordo, caricare di aspettative quella fase significa ingannare ancora una volta i Lavoratori e rinviare l’evidenziazione delle responsabilità del primo tavolo che, nell’occasione, sono rilevanti.

 

Per ultimo notiamo con divertita curiosità il comune sentire che emerge dalle circolari dell’Unità Sindacale e da quella, emanata nella giornata dello scorso venerdì, dal Segretario Generale della Banca, Alberto Martiello.

 

Probabilmente il tavolo negoziale in Banca d’Italia, nelle sue diverse espressioni, avrebbe l’esigenza di riconquistare compostezza, serietà e credibilità.

 

Roma, 26 luglio 2021.

La Segreteria Generale
Falbi