LE CREPE DELL’UNITA’ SINDACALE: LA UIL ABBANDONA IL PRIMO TAVOLO

 

La UIL della Banca d’Italia con il volantino odierno “il tavolo di Unità Sindacale” ha comunicato la propria uscita da quella alleanza e, quindi, dal tavolo unitario.

 

Le motivazioni sono esposte con lucida chiarezza: l’esperienza dell’Unità Sindacale era nata, ormai nel lontano mese di settembre 2020, su uno specifico presupposto e cioè di costringere la Banca ha confrontarsi correttamente sui temi più rilevanti di interesse dei Dipendenti.

 

Temi quali la riforma dell’Area operativa e della nuova organizzazione del lavoro non potevano rimanere in uno stato di sospensione perenne.

 

Le perorazioni del tavolo di Unità Sindacali sono cadute nel nulla e ci si è trovati in una sorta di palude dalla quale non si intravede nessuna via di uscita.

 

La motivazione, a dire della UIL, risiede nelle “diversità di visione, di strategia, e di agire sindacale fra le sette sigle sindacali componenti il tavolo di Unità Sindacale che hanno paralizzato l’attività quasi nella convinzione che il solo trascorrere del tempo possa risolvere il problema”.

 

Niente di diverso da quanto la FALBI va sostenendo da sette mesi a questa parte: si trattava di una convergenza tra soggetti di ispirazione diversa e portatori di interessi anche divergenti, realizzata sotto l’egida del CIDA, che ne ha pesantemente condizionato l’agire indirizzando l’azione di quel tavolo nella direzione delle esigenze esclusive dell’Area Manageriale.

 

Oggi la presa di posizione della UIL va apprezzata perché è un atto di coraggio e di trasparenza nei confronti dell’intera Categoria, che non dovrebbe mancare, a prescindere delle singole collocazioni sindacali, di trarne le dovute considerazioni e conseguenze.

 

La UIL, quindi, con motivazioni che non mancano certo di riscontri nella situazione reale delle attuali relazioni sindacali, abbandona l’esperienza unitaria con le alte sette OO.SS. e di fatto ne certifica il fallimento.

 

Non manca giorno che il SIBC non stigmatizzi le nefandezze della Banca, con un rito che appare sempre più stanco e ripetitivo.

 

La CGIL in un comunicato del 19 aprile, afferma: “Riteniamo che sia anche ormai finito il tempo dei solleciti e che ulteriori indugi non possano che lasciare il posto ad azioni più incisive da parte sindacale”.

 

Una formulazione abbastanza “oscura” e sussurrata ma che certamente non nasconde lo stato di profondo disagio vissuto da quel Sindacato, che pure, in un passato sempre più remoto, non mancava, condiviso o meno, di essere volitivo e portatore di contenuti.

 

La CISL e la FABI continuano a tacere confermandosi servili “reggicoda” del CIDA, che non manca occasione di vantare un primato di rappresentatività all’interno dell’Unità Sindacale.

 

In questo continuo gioco a nascondersi, con tesi sempre più improbabili e contraddittorie, risulta evidente che l’iniziativa di convergere assunta dai sette Sindacati ha avuto esattamente il risultato opposto a quello che era stato dichiarato: la Banca ne è risultata rafforzata nel suo proponimento di immobilizzare il confronto con il Sindacale negandosi al confronto su temi che sempre più mostrano la loro urgenza.

 

Molto si parla della necessità che il Sindacato, nell’attuale contesto economico e sociale, dimostri senso di responsabilità, nessuno parla dell’esigenza che pari senso di responsabilità venga adottato dalla Banca.

 

Tutti i Datori di lavoro, pubblici e privati si aprono al confronto con la OO.SS., lo stesso Governo si appresta a rinnovare il Contratto di Lavoro dei Pubblici dipendenti, a tal proposito il Ministro Brunetta ha firmato lo scorso 19 aprile l’atto d’indirizzo all’ARAN per procedere in tal senso, auspicando che il negoziato possa concludersi in tempi rapidi, la Banca persevera ingiustificatamente nel negarsi al confronto.

 

Appare evidente che da tale stato di fatto emerga un rilevante problema di correttezza e di democrazia nelle relazioni sindacali, che, sino ad oggi, l’Unità Sindacale ha pacificamente ignorato impegnandosi esclusivamente in un’operazione di marketing nel promuovere l’iniziativa assunta nello scorso mese di settembre 2020.

 

Al dovere di informativa trasparente nei confronti della Categoria sul reale stato dei fatti, si è sostituita l’esclusiva esigenza della propaganda.

 

Ne risulta uno stato di confusione all’interno della Categoria che ha portato a “perdere di vista” i reali interessi delle Colleghe e dei Colleghi.

 

L’azione del Sindacato è finita nelle sabbie mobili e per uscire da una tale situazione è necessario che i Lavoratori, nell’ambito dei propri riferimenti sindacali, agiscano per provocare un’assunzione di responsabilità che imponga a tutte le OO.SS. di prendere posizione rispetto alla situazione e propongano iniziative certe e concrete per rimuovere un tale inaccettabile atteggiamento della Banca.