Nella giornata di ieri (14 aprile) il Direttore Generale ha risposto con una propria lettera (leggi qui) alle sollecitazioni che la Commissione Pari Opportunità aveva inteso rivolgere alla Banca affinché, nel breve periodo, fossero definite le condizioni per rendere lo smart working fruibile a regime.
Una lettera illuminante riguardo alle reali intenzioni della Banca rispetto alla trattativa con il Sindacato per la definizione di tale istituto.
La lettura della citata lettera appare a questo fine istruttiva, non mancano le belle parole, i nobili intendimenti sino a tanti proclami, di cui è ormai infarcita da mesi la comunicazione ai Lavoratori da parte dei Sindacati aziendali.
Ma dall’approfondimento emergono le “dolenti note”: per pervenire a tale agognato risultato sono necessari una serie infinita di adempimenti intermedi.
E non si tratta di passaggi di poco conto perché prima di avviarsi ad una conclusione si dovrà attendere la fine della fase pilota, la definizione del quadro organizzativo, l’adeguamento di tutte le variabili organizzative coinvolte e, infine, l’avvio del confronto con il Sindacato che considerato la complessità della materia non si annuncia né agevole né breve.
In buona sostanza la definizione a regime slitta ulteriormente di molti mesi!
Tutto ciò mentre è possibile il realizzarsi di un’ipotesi di fine emergenza, che impedirebbe il prosieguo dello smart working in deroga e mentre, allo stato, si aggravano delle remissioni economiche a carico del Personale a cui corrispondono analoghi risparmi a favore della Banca.
La dedizione e l’efficienza dimostrate dalle Colleghe e dai Colleghi che hanno consentito alla Banca di non subire contraccolpi da tale nuova e rivoluzionaria modalità di lavoro avrebbero meritato una risposta meno ipocrita.
Non è stato evidentemente sufficiente un anno di sperimentazione in cui tutti ammettono che la nuova organizzazione ha ampiamente dimostrato di ben funzionare e di presentare profili di indubbio interesse sia per la Banca sia per i Lavoratori, per mettere un punto fermo sull’argomento.
La FALBI già dallo scorso mese di giugno 2020 ha presentato una propria proposta per la regolamentazione a regime del lavoro a distanza, da allora abbiamo assistito ad un mortificante “gioco dell’oca” da parte della Banca e dell’Unità Sindacale con ripetuti ritorni alla casella iniziale.
È a questo punto necessario uno scatto di orgoglio da parte della Categoria che non merita la risposta ricevuta dal Direttore Generale e tantomeno di essere continuamente presa in giro dalla Delegazione Aziendale e dai Sindacati del primo tavolo.