Nella giornata di giovedì 19 si è tenuta la prevista verifica triennale sull’applicazione del lavoro agile in Banca d’Italia.
L’incontro era riservato ai Sindacati firmatari, per cui la FALBI non ha partecipato all’incontro non avendo sottoscritto l’accordo del 2021.
Le ragioni che ci avevano indotto a non aderire sono state più volte ripetute: il nuovo impianto escludeva a priori dalla fruizione un’ampia fascia di Colleghi, altra parte aveva un regime ridotto di applicazione ovvero nulla e, comunque, per coloro che rientravano a regime intero era prevista una gestione caratterizzata da forte discrezionalità da parte della Banca: non sono stati frequenti dinieghi (soprattutto in alcuni periodi dell’anno) da parte dei “capi”, mentre l’estensione al 12/120 giorni è soggetta a una frequente volubilità dei responsabili dei Servizi.
Non sono mancate, nel primo periodo di applicazione dal 2021 ad oggi, anche accese polemiche: a noi e, soprattutto, ai Colleghi indignati per le assurde discriminazioni, i Sindacati firmatari hanno sempre risposto che la verifica avrebbe comportato una revisione del sistema, eliminando tutte le criticità che si erano evidenziate.
Un Sindacato, la UIL, inizialmente non firmatario dell’accordo, lo ha successivamente sottoscritto con il dichiarato intento di contribuire a risolvere in sede di verifica tutti gli aspetti negativi che il sistema aveva evidenziato.
Spesso sarebbe opportuno, per rispetto delle Colleghe e dei Colleghi, mantenere le azioni e i ragionamenti senza debordare nella dimensione del ridicolo.
Era evidente a tutti che, in considerazione della natura delle problematiche, la sede deputata a risolvere le criticità non poteva essere una sede di verifica (per definizione informativa e priva di poteri negoziali) ma sarebbe stato necessario procedere alla modifica dell’accordo in sede negoziale.
La Banca ci ha inviato il “volume” (qui in allegato) che ha presentato nel corso del citato incontro: una sorta di pubblicazione pubblicitaria tesa ad esaltare i risultati raggiunti ma che, in maniera inequivocabile, dimostra anche le negatività.
I grafici contenuti nella “pubblicazione pubblicitaria” testimoniano una forte diversificazione tra strutture a regime pieno (anche per effetto della limitata applicazione del regime 12/120) mentre per le filiali al 18% del personale viene applicato il regime ridotto (5/50 gg) e per il 5% non trova applicazione il lavoro da remoto.
Non è mancata da parte della Delegazione Aziendale una minaccia, come viene riferito dal comunicato di un Sindacato che ha partecipato alla riunione: attenti che, se si riaprisse la negoziazione sul lavoro agile, le condizioni potrebbero anche peggiorare considerato che “molte aziende stanno facendo marcia indietro”.
Dovrebbe essere evidente che le penalizzazioni dovrebbero trovare compensazione all’interno del più generale rinnovo del contratto.
Un rinnovo che appare allontanarsi per le prese di posizione della Delegazione Aziendale in occasione della trattativa per la riforma dell’Area operativa.
Un atteggiamento che ad ogni riunione si alimenta, peggiorando progressivamente la proposta come è avvenuto per quella del riconoscimento del livello al terzo anno che vanifica e contraddice tutto il lavoro portato avanti al tavolo del negoziato per più di due anni.
Una situazione complessiva contraria agli interessi dei Lavoratori che meriterebbe un diverso atteggiamento da parte dei Sindacati, improntato a responsabilità e consapevolezza delle conseguenze della mancata riforma ancora per una volta.
La situazione di emergenza che presentano le attuali relazioni sindacali dovrebbe indurre tutti alla ricerca delle cose che possono unire per contrapporsi alla Banca, piuttosto che esaltare differenze e contrapposizioni che inevitabilmente portano al fallimento di qualsiasi negoziato.
Roma, 23 dicembre 2024
Loading...