Anche questa campagna ripropone il tema della democrazia sindacale in Banca
Ancora una volta, la competizione elettorale sulla CSR, così come il confronto democratico tra le organizzazioni sindacali, è inquinata dall’intervento di “manine” di parte che – guarda caso – si trovano sempre a favorire alcuni sindacati.
Numerosissimi soci della Cassa in pensione stanno ricevendo in questi giorni, al proprio indirizzo di casa, un giornalino pubblicitario della Lista 1 (Papi) che li sollecita a votare per la medesima lista alle elezioni CSR.
Una cospicua parte di questi non hanno mai comunicato al CIDA, alla CISL, alla CGIL o al DASBI il proprio indirizzo di casa.
Questi dati, sensibili e personalissimi, li conoscono unicamente la Banca d’Italia e la CSR (che è la stessa cosa, stando all’interpretazione data alla norma sui fringe benefit).
Ci viene da sorridere, a pensare a quante volte la “funzione del personale”, cui le nostre Organizzazioni hanno più volte segnalato anomalie nell’accesso a contatti privati persino di futuri assunti (vedere da tre anni a questa parte la correlazione tra assunzioni e crescita di uno specifico sindacato) abbia escluso
ogni responsabilità, garantendo la propria imparzialità in quanto “per la Banca i sindacati sono tutti uguali” (rasentando l’offesa, ndr).
Ora, sarebbe da chiedere secondo loro da dove sono arrivati, a quei sindacati, gli indirizzi di casa del personale in quiescenza. Dal New York Times?
La tutela dei dati personali è un preciso obbligo di legge, la cui violazione può agevolare la commissione di truffe e frodi informatiche, come quelle avvenute più volte, negli ultimi anni, proprio ai danni dei soci CSR: carpire la buona fede dell’interlocutore è molto più facile, se si è a conoscenza di dati privatissimi che solo la Banca e la CSR conoscono.
E’ quindi lo stesso meccanismo scorretto già utilizzato da CIDA &Co per propagandare le modifiche dello statuto pro-SIDIEF e pro-Banca, in quel caso spammando la posta elettronica di centinaia o migliaia di pensionati che mai avevano dato i propri recapiti a CIDA, CISL e CGIL. Alle richieste di chiarimento, né la CSR, né la Banca d’Italia, né quei sindacati hanno mai fornito risposte credibili. E ora, la violazione viene reiterata. Chissà che non intendano pure reiterare le modifiche pro SIDIEF e pro Banca, dovessero vincere le elezioni.
Ma il problema è ancora più grave. La mancanza di rigore della Banca d’Italia nel far rispettare le regole basilari della democrazia sindacale è un fatto di cui dobbiamo prendere atto, e speriamo altrettanto facciano i colleghi, che devono capire che queste violazioni, anche quando apparentemente non li riguardano, sono la sottrazione del diritto di ognuno di noi ha a vivere, lavorare, votare scegliendo la propria organizzazione sindacale in un contesto democratico. Viva la democrazia (quando tornerà!).