È IL MOMENTO DELLA RESPONSABILITA’ I FALLIMENTI E L’INADEGUATEZZA DELL’UNITA’ SINDACALE

Sin dal mese di settembre, al costituirsi della grande alleanza che vedeva sette Sindacati aziendali convergere in un nuovo primo tavolo di negoziato, abbiamo costantemente svolto nostre considerazioni sulla scelta operata da quelle OO.SS..

 

In particolare, abbiamo sempre sostenuto che appariva come un’operazione di puro potere che prescindeva dagli interessi e dalle aspettative della Categoria.

 

Confluivano in quel progetto sigle Sindacali che, certamente non presuntivamente ma per atti ufficiali assunti via via nel tempo, avevano posizioni non solo differenti ma addirittura antitetiche su aspetti fondamentali dell’iniziativa sindacale.

 

Soprattutto, all’interno di quella alleanza risaltava il ruolo guida assunto da CIDA e DASBI, Sindacati egemoni per l’Area Manageriale, che sia pure nel rispetto dei ruoli, interpretano un diverso stile di approccio con la controparte, di estrema disponibilità di ascolto nei confronti delle “esigenze e visioni” della Banca sulle materie di interesse sindacale.

 

Soprattutto, sarebbe dovuto apparire evidente a tutti che quella aggregazione non avrebbe potuto affrontare il tema centrale della riforma degli inquadramenti per l’Area Operativa.

 

È a tutti noto, infatti, che da anni è in atto un braccio di ferro sulla filosofia a cui dovrebbe essere informata tale riforma.

 

Il nodo è, sia pure semplicisticamente definito, se la riforma dell’Area Operativa debba conformarsi al modello adottato nel 2016 per l’Area Manageriale, ovvero se bisogna tener conto che le prerogative e le responsabilità tra le due carriere sono oggettivamente diverse e che per l’Area Operativa vanno salvaguardate le regole di garanzia.

 

Si tratta di una contrapposizione che non solo ci vede distanti dalla Banca, ma che vede anche le diverse OO.SS. su posizioni antitetiche, dalla CISL, che vorrebbe semplicemente trasfondere i criteri e le logiche dell’Area Manageriale in quella Operativa, a quella ammiccante del SIBC, sino a chi, come la CGIL e la FALBI, ha espresso con nettezza una ferma contrarietà a tale progetto, tralasciando le posizioni di altre insignificanti Organizzazioni, come la FABI, che si limita a “vivacchiare” a rimorchio di una qualsiasi alleanza, che le consenta la mera sopravvivenza.

 

Abbiamo esercitato il diritto di critica ottenendo la risposta, ampiamente prevista, qualunquistica e retorica che l’azione della FALBI fosse strumentale e antiunitaria.

 

Ancora una volta dobbiamo precisare che per quanto ci riguarda l’unità sindacale era e resta un valore, ma è necessario rispettare il presupposto che si realizzi su una piattaforma condivisa di intenzioni e obiettivi.

 

L’unità basata sulle diversità è un’operazione politica realizzata a beneficio delle strutture Sindacali ma non certo nell’interesse dei Lavoratori che rappresentano.

 

Dopo sette mesi di dibattitto sull’argomento, oggi interviene il SIBC, che forse per un sussulto, sia pure tardivo, di onestà intellettuale, certifica il fallimento dell’Unità Sindacale, ammettendo che nel periodo si è fatto perdere inutilmente tempo prezioso, che doveva essere dedicato alla soluzione dei numerosi problemi che affliggono la Categoria.

 

Il SIBC, con il comunicato odierno “la strada del conflitto” afferma che “il personale della Banca d’Italia è esattamente intrappolato in questo circolo vizioso: la Banca è disinteressata a negoziare seriamente e i sindacati da mesi rivolgono alla controparte appelli sensati ma inascoltati, mentre la Banca lucra sui costi di produzione addossati ai Lavoratori!!!”.

 

Ma erano veramente necessari sette mesi per approdare a tale evidente considerazione?

 

E altri Sindacati presenti all’interno di quella alleanza e che non mancano mai di vantare un antico lignaggio sociale e politico, evidentemente non più onorato, come la CGIL, non hanno nulla da dire su tale situazione?

 

Il SIBC afferma, inoltre che, “questa questione non riguarda solo la maggioranza o solo la minoranza: riguarda tutti, tutti i Sindacati e tutti i Lavoratori”.

 

SICURAMENTE VERO! Ma per noi, che ancora crediamo nella democrazia sindacale, riteniamo che tale doverosa assunzione di responsabilità dovrebbe essere preceduta da una verifica, assieme a tutti gli iscritti, della validità della strategia adottata dall’Unità Sindacale”.

 

È doveroso che il Sindacato eviti, quando arreca danno alle Lavoratrici e ai Lavoratori, l’infantile gioco dello scarico di responsabilità ed abbia, invece, il coraggio morale di ammettere i propri errori e, soprattutto, di correggere la propria strategia.