I “MISTERI” DELL’ACCORDO SUL LAVORO AGILE

Lo scorso 22 luglio l’Unità Sindacale annunciava di aver sottoscritto l’accordo sul lavoro agile “che consentirà di migliorare l’organizzazione del lavoro e segna un ulteriore avanzamento per favorire la conciliazione dei tempi vita-lavoroe contiene importantissime novità anche rispetto al contesto nazionale e, ne siamo certi, rappresenterà un punto di riferimento per altre realtà lavorative …l’Unità Sindacale ha centrato l’obiettivo dichiarato nel settembre dello scorso anno (sic!)”.

 

Evidentemente un po’ di retorica in certe occasioni non guasta mai!

 

È successo però che i Lavoratori, che non sono “allocchi” come forse ritenevano i Sindacati firmatari, hanno immediatamente fatto presente alle Organizzazioni di riferimento le numerose criticità che quell’accordo conteneva.

 

La narrazione è, quindi, immediatamente cambiata, con una prontezza degna del camaleonte, e i Sindacati dell’Unità Sindacale per tutta l’estate si sono sperticati nell’affermare che l’accordo di luglio era “di massima” e “di cornice” e che la “vera trattativa” si sarebbe tenuta alla ripresa autunnale, che avrebbe riempito di contenuti quell’accordo correggendo anche aspetti che non apparivano adeguati.

 

Un’evidente “bufala” destinata a naufragare non appena quel confronto fosse iniziato.

 

Ed infatti, la “vera trattativa”, iniziata alla metà del mese di settembre, si è trascinata attorno a un testo proposto dalla Banca e si sono registrate solo migliori precisazioni sui contenuti dell’accordo, ma nessuno dei temi “strutturali” ha subito modifiche (né poteva essere considerato che con l’accordo di luglio l’Unità Sindacale si era legata mani e piedi!).

 

Il “teatrino” è continuato sino all’incontro del 23 novembre, fissato per sottoscrivere le intese, che si è risolto nell’ennesimo nulla di fatto.

 

Da quel momento la “vera trattativa” ha assunto una natura carsica ed è scomparsa dall’orizzonte sindacale!

 

ed ora?

 

La Banca nella tarda serata del 30 novembre, evidentemente rassicurata da qualcuno sulla proroga dello stato di emergenza che le garantisce la facoltà di agire in deroga alle norme vigenti, ha emanato disposizioni con cui proroga le misure di flessibilità, unilateralmente adottate, sino al 30 marzo.

 

Un messaggio che ancora una volta “gira la faccia dall’altra parte” e non tiene in alcun conto delle reali esigenze, dovute all’inasprirsi dell’emergenza sanitaria a tutela della salvaguardia della sicurezza e della salute dei Lavoratori.

 

E tutto ciò nonostante fosse previsto per l’inizio del 2022 l’avvio del delocalizzato a regime stabilito con il mirabolante accordo del 22 luglio.

 

Non sarebbe ormai tempo che i Sindacati dell’Unità rendessero conto (non certo alla FALBI ma all’intera Categoria a partire dai propri iscritti) come hanno occupato il tempo trascorso a bivaccare al tavolo del negoziato, quali siano i risultati della loro azione e, soprattutto, quali prospettive concrete esistono per la definizione del delocalizzato a regime?