IL RIENTRO IN PRESENZA E LE PROVE GENERALI DELLA RIFORMA PROPOSTA DALLA BANCA

Sin da quando sono filtrate le prime indiscrezioni si è fatto un gran parlare delle intenzioni della Banca di procedere ad un piano di rientro in presenza.

 

Per quanto ci riguarda lo abbiamo ripetutamente giudicato eccessivamente anticipato rispetto agli avvenimenti, pericoloso rispetto ad una situazione epidemiologica che, sia pure in miglioramento, non consente di dichiarare un cessato allarme, intempestivo in quanto molte Colleghe e Colleghi, soprattutto più giovani non sono ancora immunizzati e la più volte annunciata campagna vaccinale aziendale si avvierà forse la prossima settimana.

 

L’iniziativa sui rientri anticipa anche i comportamenti delle Amministrazioni Pubbliche, che sia pur liberate dall’obbligo delle percentuali non hanno avviato significativi piani di rientro; soprattutto nessuno ci risulta sia ricorso all’obbligo di un rientro per almeno cinque giorni al mese.

 

Un cervellotico provvedimento che già lo scorso anno, quando fu applicato per la prima volta, creò più di un serio problema gestionale per mantenere gli indici di affollamento, che ancora oggi non sono venuti meno.

 

Ma, come ha affermato la Delegazione Aziendale nel corso dell’incontro del 1° giugno, la Banca ha avvertito l’esigenza di “rieducare” al lavoro i Dipendenti, quasi che il lungo periodo trascorso in smart working li avesse “inselvatichiti”! A meno che, come pure è stato affermato in incontri precedenti, nella Banca non alberghi la riserva mentale che lo smart working rappresenti il “paradiso” dei fannulloni.

 

Soprattutto è inquietante che la Banca abbia adottato tale provvedimento mentre è stata appena avviata una trattativa complessa che, al momento, registra posizioni molto lontane tra le parti negoziali.

 

In tale contesto riteniamo che si tratti di una grave scorrettezza da parte della Banca che tenta di forzare la mano per costringere il Sindacato ad indurlo a più miti consigli e realizzare la riforma del nuovo modello di lavoro improntata a un’estrema discrezionalità gestionale.

 

Questa è stata una nostra valutazione, che è divenuta certezza quando abbiamo letto la comunicazione della Banca “sull’aggiornamento delle modalità di organizzazione del lavoro” del primo giugno.

 

Tale comunicazione si conclude con un arzigogolato equilibrio lessicale che fa accapponare la pelle. In sostanza la Banca potrà dare applicazione a quanto contenuto nel “libro bianco”, già respinto al tavolo negoziale dal Sindacato, avendo anche la cautela di dire che i due giorni di lavoro delocalizzato sono un “di norma”, che è la conosciuta, storica formula per dire “faccio come mi pare”!

 

L’unità Sindacale, in evidente disagio per aver consentito alla Banca di giungere al momento dei rientri senza lo scomodo vincolo di un accordo sulla regolamentazione a regime dello smart working, nel dare notizia di questi avvenimenti conclude il proprio volantino affermando “abbiamo colto l’occasione per ribadire il nostro atteggiamento critico …”.

 

Immaginiamo lo sforzo di sintesi da parte delle diverse correnti di pensiero che compongono quell’alleanza per giungere a una tanto elevata mediazione!!

 

Falbi
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