LA LUNGA E TORMENTATA STORIA DELLA STRUTTURALIZZAZIONE DELL’EFFICIENZA AZIENDALE

Per dieci anni e sino alla determinazione dell’efficienza aziendale del 2019, abbiamo sempre ottenuto, sia pure con difficoltà considerato che la Banca è sempre stata contraria, che una parte venisse inserita nelle tabelle stipendiali rendendola strutturale.

 

Per la prima volta, nel 2020, l’accordo non ha compreso tale clausola; analogamente è avvenuto per il 2021.

 

I citati accordi del 2020 e del 2021 sono stati sottoscritti da CGIL, CISL e FABI (per il 2020 anche dalla UIL), senza sollevare particolari clamori.

 

Non vi è dubbio che nell’occasione è prevalsa la storica posizione della Banca contraria alla strutturalizzazione che ha rappresentato un precedente in materia; per questo motivo la FALBI (da sola) non ha sottoscritto tali accordi.

 

Ora, in occasione del negoziato ancora in corso sul trattamento economico, la mera ipotesi di una conclusione senza strutturalizzazione ha creato un forte senso di “indignazione”: le comunicazioni dei cosiddetti Sindacati di opposizione suonano di ferma pregiudiziale alla sottoscrizione di accordi che non prevedano consolidamenti nelle tabelle.

 

Nonostante la proposta sia completata dall’incremento del credito libero del welfare e da un conferimento rafforzato da parte della Banca alla Lump Sum: uno strumento che “a parole” tutti affermano di voler rafforzare, anche nella prospettiva di modificare la formula di attribuzione.

 

Evidentemente non vengono opportunamente valutate le condizioni di contesto che dovrebbero suggerire che la priorità attuale è quella del riconoscimento dell’IPCA che, per la sua portata, è idonea a dare una risposta sostanziale all’erosione delle retribuzioni, rispetto comunque a pochi decimali che si potevano attenere con l’efficienza.

 

Ovviamente, la FALBI è convinta della validità della strutturalizzazione, avendola sostenuta e ottenuta per più di dieci anni quale Sindacato di maggioranza, ma non possiamo sottrarci a una puntuale valutazione dei pesi e dei valori dell’attuale partita negoziale.

 

Stupisce, ma non più di tanto, la “volubilità” dei Sindacati di “opposizione” che per ben due volte hanno sottoscritto l’accordo sull’efficienza senza strutturalizzazione ed ora si fingono “scandalizzati” da tale evenienza.

 

Evidentemente il loro giudizio non è parametrato sugli interessi della Categoria, ma semplicemente dalla posizione che rivestono al tavolo del negoziato.

 

Nello specifico, rappresentando la minoranza, adottano il principio “del tanto peggio, tanto meglio” e tentano di far saltare un accordo positivo per le Colleghe e i Colleghi nell’illusoria speranza che questo dimostri l’inefficienza del primo tavolo.

 

Per quanto ci riguarda riteniamo tale comportamento aberrante: il Sindacato, a prescindere dal ruolo di volta in volta ricoperto, dovrebbe sempre avere come punto di riferimento i bisogni e le aspettative dei Lavoratori, il contrario è solo “bassa cucina politica”.