LA RIFORMA DELLE CARRIERE NON RESTI INDIETRO

Con il comunicato di ieri abbiamo riferito dell’incontro avuto con il nuovo Direttore Generale.

 

In quella occasione abbiamo potuto registrare una disponibilità espressa a nome del Direttorio ad avviare il negoziato sulla definizione della nuova organizzazione del lavoro e la connessa riforma dell’orario di lavoro.

 

Si tratta di una disponibilità importante che risponde alle richieste ripetutamente avanzate dalla nostra Organizzazione di prendere semplicemente atto che la situazione vissuta per effetto dell’emergenza sanitaria ha reso evidente l’esistenza di un’opportunità di modificare profondamente le logiche delle prestazioni offerte dai Lavoratori.

 

Una possibilità che coniuga i diversi interessi dell’Azienda e dei Lavoratori generando per entrambi indiscutibili vantaggi, al punto che numerosi soggetti, pubblici e privati, più propensi all’innovazione hanno già provveduto a regolamentarla; in tal senso i rallentamenti che si registrano in Banca d’Italia restano inspiegabili e rischiano di vedere la Banca in ritardo rispetto al più generale processo di modernizzazione che ormai è generalmente ritenuto essenziale per le prospettive del Paese.

 

Nel citato incontro è rimasto sullo sfondo l’altro grande tema che attende soluzioni: la riforma degli inquadramenti per l’Area Operativa.

 

Eppure, i danni che la Categoria subisce per la mancata riforma sono evidenti:

 

  • l’attuale ordinamento, datato 1980, appare superato dal tempo e se da una parte ancora garantisce una positiva progressione economica, non risponde all’esigenze di crescita professionale che, soprattutto le giovani generazioni, legittimamente reclamano;
  • i Colleghi operativi vantano un “credito” pari ad uno scatto stipendiale. Infatti, nel 2016, quando fu evidente l’impossibilità di procedere ad una riforma profonda del sistema per le eccessive pretese della Banca in termini di discrezionalità di gestione, fu riconosciuto un assegno di reinquadramento pari a 1,5 scatti rispetto ai 2,5 dell’Area Manageriale;
  • la mancata riforma ha avuto effetti riduttivi sulla determinazione delle posizioni per gli avanzamenti ai gradi professionali e a Coadiutore; basti considerare, a tal proposito, che le posizioni a Coadiutore, rese disponibili per gli avanzamenti per l’anno 2021, sono cinquanta, rispetto alle cento a cui la Banca si era resa disponibile nel corso del negoziato avvenuto nel 2019;
  • rispetto al sostanziale blocco delle retribuzioni che dura da tempo a causa delle resistenze ad intervenire direttamente sulle tabelle, l’unica possibilità reale di avanzamento economico è legata ad una efficace riforma degli inquadramenti.

 

Eppure, su tale versante nessuna rassicurazione è pervenuta dal Dott. Signorini; è evidente che la tematica è condizionata dal mancato interesse della Banca a realizzare tale riforma e dagli atteggiamenti assunti dal primo tavolo sindacale, che è ben consapevole della propria incapacità ad affrontare “unitariamente” tale delicato aspetto a motivo delle note differenze di vedute sulla logica che dovrebbe sovraintendere a tale riforma.

 

Non è certo un caso se, a distanza di molti mesi dalla convergenza dei sette Sindacati in un unico tavolo negoziale, si è ancora fermi alla ormai logora polemica sulle pulsioni moderniste e conservatrici, ma ancora non si è ufficializzato un progetto di contenuti che consenta a tutte le Colleghe e i Colleghi di conoscere, e conseguentemente confrontarsi, di come il Sindacato voglia rappresentare al confronto con la Banca gli interessi della Categoria.

 

Si tratta di una grave responsabilità per il Sindacato, atteso che l’Unità Sindacale si è intestata la prerogativa di determinare con la Delegazione Aziendale l’agenda dei lavori.

 

Per quanto ci riguarda, nel corso dell’incontro con il Direttore Generale, abbiamo particolarmente insistito che al termine di un lungo periodo di immobilizzazione delle trattative, si apra un negoziato tra le parti “a tutto campo”, che comprenda i temi di maggiore rilevanza e interesse: riforma dell’orario di lavoro e riforma degli inquadramenti per l’Area Operativa.

 

Siamo convinti che, al termine di un periodo di ingiustificabili ritardi, sia necessario procedere ad un confronto “reale” che affronti parallelamente le due tematiche.

 

Sarebbe inaccettabile se uno dei due argomenti dovesse prevalere a danno dell’altro.

 

In logica di corretta rappresentazione degli interessi della Categoria continueremo ad insistere su tale impostazione e, nell’eventualità in cui Banca e primo tavolo dovessero procedere difformemente, non mancheremo di assumere tutte le iniziative utili affinché la riforma degli inquadramenti per l’Area Operativa non venga ulteriormente procrastinata “a data da destinarsi”.