L’ORARIO DI LAVORO E LA RIFORMA DEGLI INQUADRAMENTI ESCONO DALLA REALTÀ ED ENTRANO NELLA DIMENSIONE DEL MITO

Ogni giorno uno dei Sindacati interni sottolinea l’urgenza di affrontare i temi di maggior interesse per la Categoria come la definizione del nuovo orario di lavoro e la riforma degli inquadramenti della Carriera Operativa.

 

Continue esternazioni che assumono il valore di mera esercitazione scolastica, sia pure diligentemente eseguita, considerato che manca la proposizione di una qualsiasi iniziativa che possa tradurre in pratica tali proponimenti.

 

In tal maniera, quelli che dovrebbero essere gli impegni quotidiani del Sindacato su questioni di rilevante importanza per i lavoratori escono dall’ambito della realtà per entrare nella “mitologia”.

 

La realtà è evidentemente diversa: la Banca non ha volontà e intenzione di confrontarsi   sulle complesse problematiche che sono al centro degli interessi della categoria.

 

Per quanto riguarda l’orario di lavoro, non sono state superate le diverse posizioni all’interno della struttura tra chi ha maturato la consapevolezza che una nuova era nelle modalità di lavoro è ormai iniziata e chi, invece, è ancora legato a vecchi schemi per cui non avere a diretta disposizione i “propri dipendenti” rappresenterebbe una “diminutio” del ruolo.

 

Nel frattempo, le Colleghe e i Colleghi continuano ad operare da remoto in deroga alle normative vigenti in virtù della legislazione di emergenza, ma non hanno alcuna certezza di cosa accadrà nel momento in cui l’attuale difficile momento sarà finalmente superato.

 

Inoltre, la durata tanto dilatata di tale modalità di lavoro sempre più incrementa il rilevante danno economico subito dai Colleghi; in questo anno di lavoro da remoto le retribuzioni di tutti di fatto hanno subito una decurtazione pari a molti punti percentuali, né su questo si sono assunte iniziative concrete per compensare tale perdita.

 

Per quanto riguarda la riforma degli inquadramenti dell’Area Operativa dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che la Banca non ha alcuna volontà ed interesse nei confronti della categoria. Né sono mancate, nel corso dei colloqui tra Sindacati e Banca, inequivocabili affermazioni in tal senso.

 

Allo stesso modo, l’intento di non affrontare la materia dell’orario di lavoro e l’indifferenza nei confronti degli inquadramenti dell’Area Operativa è ben testimoniata dal fatto che dopo mesi di rinvii giustificati con patetici pretesti, la Banca ci ha comunicato che per le prossime due settimane gli incontri con il Sindacato saranno destinati ad altri argomenti!

 

In questo contesto, dopo mesi di inconcludenza riteniamo che sia ormai dimostrata l’inattendibilità dei rumorosi proclami che, sei mesi addietro, accompagnarono la convergenza dei sette Sindacati, secondo i quali la discesa in campo di una forza “di tale peso” avrebbe costretto la Banca a declinare un’agenda capace di far pervenire a concrete conclusioni gli importanti negoziati rimasti in sospeso.

 

Al momento, di questa forza propulsiva e dei connessi impegni assunti non si ha traccia se non per l’Area Manageriale, per la quale si sono realizzati due distinti accordi negoziali, sia pure di modesta portata.

 

In assenza di concreti impegni negoziali, alcuni Sindacati, per occupare il tempo, perseverano in una logora retorica secondo la quale all’interno dello schieramento conviverebbero due distinti orientamenti: quello dei “modernizzatori” e quello dei “conservatori”.

 

Un approccio infantile e di scarso valore: la riforma degli inquadramenti, per le ricadute che ha sulle Colleghe e i Colleghi destinate a protrarsi nel tempo (basti considerare che l’attuale disciplina dura da ben 40 anni), è questione troppo seria per essere affrontata con slogan ad effetto!

 

Soprattutto, quando si ha la pretesa di interpretare il ruolo di “presunti” modernizzatori si ha anche il dovere di declinare nel dettaglio come si intende attuare tale azione, infatti, il primo dovere del Sindacato è quello di innovare migliorando la condizione normativa ed economica di chi rappresenta.

 

Conclusivamente, appare evidente che si è realizzata una situazione di sostanziale blocco, che finisce per penalizzare tutti!

 

L’Unità sindacale oltre a non rispettare gli impegni assunti, ha dimostrato i propri limiti derivanti dalle impostazioni e dagli interessi del “socio di maggioranza”: il CIDA!

 

Un palese fallimento che allontana la soluzione delle questioni più avvertite dalla Categoria.

 

Solo se perverranno segnali inequivocabili dalle Colleghe e dai Colleghi sarà possibile superare l’attuale fase di stallo e iniziare a costruire rinnovate relazioni sindacali che affrontino concretamente le questioni di reale interesse.