PERCHÉ NON SIA UN “AUTUNNO CALDO” CONTRO IL DECLINO DELLA CONDIZIONE DEI LAVORATORI DELLA BANCA D’ITALIA

Nello scorso mese di luglio le relazioni sindacali si sono interrotte per la consueta pausa estiva.

 

In quel momento nessuno dei rilevanti temi (trattamento economico, riforma degli inquadramenti per l’Area Operativa) aveva trovato una qualsiasi soluzione.

 

È apparso evidente che l’impasse delle diverse contrattazioni era dovuto non alla distanza tra le posizioni del Sindacato e quelle della Banca (situazione comprensibile che può essere superata dall’attività di negoziazione) ma da una scelta precisa del Vertice di congelare il confronto con il Sindacato negando alla Categoria quelli che sino ad oggi sono stati diritti scontati, nonostante che una situazione generale avesse evidenziato evidenti punti di sofferenza.

 

Da parte sua la Delegazione Aziendale ha interpretato tale indicazione strategica mettendo in campo una tattica che è apparsa spesso carente e niente affatto convincente.

 

Del tutto strumentali e destinate esclusivamente a fare interdizione le posizioni assunte nel periodo dalla controparte: dalla proposta di riforma degli inquadramenti, che è apparsa a tutti come una provocazione alla Categoria,  alla cervellotica posizione sulla tempistica della trattativa sugli aspetti economici, efficienza e IPCA, avanzata con il risibile scopo di non “turbare”, a loro dire, la serenità del Consiglio Superiore chiamato a ratificare, come sempre ha fatto negli anni precedenti, gli accordi con il Sindacato.

 

Una posizione di puro stampo padronale che nulla c’entra con i doveri e i comportamenti di un Ente pubblico.

 

Una tale situazione è apparsa a tutti evidente, con l’eccezione degli “inflessibili” micro-sindacati, come la UIL, ormai impegnata in attività continua di proselitismo che le consenta di sopravvivere rispetto allo sbarramento del 5%.

 

Di fronte a tale palese situazione, assieme al SIBC, abbiamo valutato di avviare la procedura di raffreddamento del conflitto che ha provveduto a fissare nella prossima settimana la ripresa del confronto.

 

Allo stesso tempo, per quanto ci riguarda abbiamo inteso avanzare, con senso di responsabilità, di cui ci assumiamo la paternità, e all’unico scopo di dare le risposte da troppo tempo attese dalle Colleghe e dai Colleghi, una proposta che superasse i pretesti avanzati dalla Banca e in tempi brevi e determinati risolvesse le questioni che sono di maggiore interesse per la Categoria.

 

Il Comitato Direttivo della FALBI, convocato lo scorso 10 agosto, ha deliberato sull’argomento proponendo:

  • accordo in occasione dell’incontro previsto per il prossimo 5 settembre per l’efficienza 2022 e 2023 con adeguamento delle percentuali attualmente proposte e con un intervento sul credito libero del welfare;
  • fissazione nell’ambito di quell’accordo della data in cui recepire il dato IPCA già comunicato dall’ISTAT del 6.6%;
  • riavvio, nell’intervallo dei due incontri, del confronto sulla riforma degli inquadramenti per l’Area Operativa che appare “dimenticata” dalla Banca che da mesi è debitrice di risposte alla proposta avanzata da FALBI e SIBC.

Alla ripresa del negoziato valuteremo se la Banca intende modificare la posizione di negazione dei diritti dei Lavoratori congelando ulteriormente le relazioni con il Sindacato, ovvero se ha maturato un convincimento utile a superare la situazione di blocco del confronto.

 

Perché non sia un “autunno caldo”, è necessario che concretamente si avvii un negoziato orientato alla soluzione dei problemi che nel frattempo si sono accumulati.