QUANTO TEMPO CI VUOLE PER ACQUISIRE PADRONANZA?

30 anni! È la sconcertante risposta che ci è stata fornita in occasione dell’ultimo incontro sull’argomento.

 

Come a dire che i Colleghi potranno prepararsi alla pensione con la soddisfazione di aver ricevuto (forse) un’attestazione di “padronanza” del proprio lavoro!

 

Eppure, pensavamo che i Colleghi della Banca d’Italia avessero già acquisito una sufficiente esperienza da consentire loro di svolgere il lavoro d’ufficio con “padronanza” mentre i più giovani sono stati reclutati con sempre più elevati requisiti di preparazione, che consentono loro una più veloce integrazione nei processi lavorativi.

 

La Carriera Manageriale è per sua fortuna esclusa da questa “babele” formativa, ma d’altronde è noto che hanno “padronanza …. per nascita”.

 

Non vi è dubbio che la formazione, soprattutto per una realtà fortemente soggetta all’innovazione tecnologica e organizzativa qual è la Banca, abbia una rilevanza strategica; noi, ancor prima della Banca, abbiamo, con i nostri documenti rivendicativi, sottolineato che la formazione avrebbe dovuto essere un punto centrale di questa trattativa, ma non vi è altrettanto dubbio che quello che resta uno strumento non deve diventare un fine che governi l’intera attività interna comprese le regole del rapporto di lavoro, le progressioni economiche e di carriera.

 

Sintantoché la Banca non verrà trasformata in un Ente di ricerca e di studio, il parametro per riconoscere i meriti ai Lavoratori deve rimanere la prestazione e non certo la buona volontà a partecipare ad una girandola di corsi formativi.

 

Ma non siamo sufficientemente ingenui per credere alla narrazione della Delegazione Aziendale, non crediamo che gli obiettivi siano realmente quelli dalla stessa indicati.

 

Sono anni che la Delegazione aziendale ossessivamente ripete che la progressione economica attuale rappresenta un onere eccessivo per la Banca e che la curva di sviluppo delle retribuzioni comporta un danno reputazionale per cui è necessario depotenziarla! È questo, e non la volontà di rappresentare un ideale conservatore come qualcuno va blaterando, il reale motivo per cui sono falliti numerosi tentativi precedenti di realizzare la riforma; è evidente che se il sistema è considerato eccessivamente oneroso per la Banca per differenza è di grande vantaggio per i Lavoratori.

 

Ora la Banca, non essendo riuscita ad ottenere il suo obiettivo per via diretta, tenta di aggirare l’ostacolo e rimescola le carte e avanza una cervellotica proposta sulla formazione che avrebbe come effetto “accessorio” un forte ridimensionamento delle aspettative di crescita economica delle Colleghe e dei Colleghi operativi.

 

Per onestà dobbiamo riconoscere che siamo ammirati per l’imperturbabilità della Delegazione Aziendale che espone tali proposte con “fare serio”, noi, parlandone al nostro interno, non ci siamo riusciti!

 

Tuttavia, noi non cascheremo nella trappola e di questo, come degli altri aspetti della riforma, ci confronteremo presto con la Categoria.

 

Nel frattempo, la CISL continua a lamentarsi che la sua proposta di un raccordo unitario tra OO.SS. per affrontare due temi specifici (coadiutori e over 60) sia caduto nel vuoto.

 

Quelli proposti dalla CISL sono indubbiamente temi seri e all’attenzione della nostra Organizzazione, ma la CISL non si rende conto che affrontare specifici aspetti applicativi, fuori da un contesto di sistema, significa accettare la riforma proposta dalla Banca.

 

Non ci stupiscono tali “ingenuità” da parte di quel Sindacato, d’altronde è lo stesso che ha sostenuto con entusiasmo l’introduzione nel 2016 del segmento di Expert, non rendendosi conto che quell’innovazione avrebbe rappresentato la “tomba” dei Coadiutori.