TUTTO VA MALE? two is better than one, but … one is better than zero.

Era il tormentone di una campagna pubblicitaria di un gelato che puntava al “facile” messaggio per cui è sempre meglio prendere di più piuttosto che meno!

 

Una narrazione che sembra aver ispirato i Sindacati di minoranza nei commenti al recente accordo raggiunto con la Banca sul trattamento economico da FALBI e SIBC: “tutto va male, è tutto da rifare”.

 

La CGIL, scossasi da un torpore nel quale da tempo è caduta, titola “per una lira…” per avventurarsi in una serie di ragionamenti che abbiamo faticato a comprendere sino a citare “l’attivazione del raffreddamento” (promosso esclusivamente da FALBI e SIBC) che avrebbe dovuto portare a ben più concreti risultati; quello che ci è sembrato capire è che la metafora della “lira” citata dalla CGIL sarebbero le due produttività (2022 e 2023), l’aumento del ticket e i 430 euro (visto che non era affatto scontata la conferma per il 2024 dei 200 euro ottenuti per il 22 e il 23! e la definizione del recupero inflattivo era inizialmente previsto per la metà del 2024). Meglio avrebbe fatto la CGIL a spiegare ai propri iscritti cosa abbia fatto e quali iniziative abbia assunto in questi lunghi mesi di attesa per rimuovere la posizione della Banca che si negava al confronto.

 

La CISL filosofeggia sulla inadeguatezza dell’accordo arrivando a parlare, erroneamente, di una sottrazione di risorse al conferimento alla Lump Sum, quando la sottrazione dello 0.1% (a beneficio di tutti ante e post 93) dalla somma conferita dai Lavoratori viene compensata da un maggiore conferimento da parte della Banca (0.3% per ciascuno dei due anni).

 

Caso diverso è la UIL, presa da un problema di sopravvivenza: se non riuscirà a fare qualche decina di iscritti, il prossimo anno non sarà più ammessa al tavolo della trattativa non raggiungendo il requisito minimo di rappresentatività e ritiene di raggiungere questo obiettivo scagliandosi a testa bassa contro tutto e contro tutti. Una preoccupazione, quella della UIL, umanamente comprensibile, ma farla passare per una strategia sindacale, ce ne corre!

 

Poco da dire della CIDA che, persa la compostezza e la serietà di un tempo, rivendica ferocemente la primogenitura dell’adeguamento del ticket.

 

Qualora fosse vero, e non lo è, dovremmo concludere che il contributo di quel Sindacato ad un accordo che vale migliaia di euro per le Colleghe e i Colleghi si risolve in un aumento di 1,20 euro!!

 

Tuttavia, tutti dimenticano che l’accordo contiene la fissazione di una data certa e ravvicinata (prevedendo la corresponsione degli arretrati dal 1° gennaio con la retribuzione di novembre) per il recepimento dell’IPCA, che, per quanto ci riguarda, era il vero obiettivo a cui puntare per dare risposta alle esigenze e ai bisogni delle Colleghe e dei Colleghi duramente colpiti da un’inflazione che dura nel tempo e che è di elevata portata.

 

La definizione dell’IPCA è stata condizionata per mesi dalle pregiudiziali della Banca, abbiamo proposto un percorso che avesse come punto di approdo tale accordo.

 

Il Sindacato, nell’interesse dei Lavoratori che rappresenta, ha sempre il dovere di valutare con attenzione il bilanciamento e la rilevanza degli accordi che si appresta a sottoscrivere e per quanto ci riguarda abbiamo ritenuto che l’acquisizione del recupero inflattivo fosse la questione prioritaria.

 

È questa una colpa? Se così fosse siamo pronti ad assumercene la responsabilità.

 

Certamente non rinneghiamo il valore della strutturalizzazione (anche perché siamo stati noi dieci anni fa a costringere la Banca a riconoscerla), ma in una situazione eccezionale, qual è quella che stiamo vivendo, riteniamo che non sia comparabile lo zero virgola qualcosa che poteva venire dalla strutturalizzazione con il 6.6% dovuto a titolo di recupero inflattivo. Basta saper far di conto!

 

Così come va ricordato che il sistema, che ha consentito lo scorso anno un recupero del 4.9% e consentirà quest’anno di recuperare il 6.6%, è dovuto ad una formulazione ottenuta nel 2020 (dalla stessa maggioranza di oggi) che differenzia il sistema applicato in Banca rispetto a quello generalmente adottato.

 

Tutto ciò premesso non è certo nostra intenzione censurare il diritto di critica che deve essere patrimonio di ogni Sindacato a garanzia di un corretto metodo democratico di confronto tra diversi, ma ritenevamo che il ruolo della minoranza (e a tale principio ci siamo attenuti quando ci è capitato di esserlo) fosse quello di essere stimolo nei confronti della maggioranza a fare di più e meglio, anche formulando proposte alternative.

 

Spargere sentimenti di nichilismo in categoria è un’operazione autolesionistica e serve solo a delegittimare non le singole sigle ma l’intero movimento sindacale, accelerando quel processo di distacco dei Lavoratori dal Sindacato nel suo complesso di cui da tempo si avvertono gli effetti negativi.

 

TUTTO VA MALE? FORSE ANCORA NON VA BENE, MA CERTAMENTE VA MEGLIO!